Il tribunale di Enna ha rigettato la richiesta della difesa di accogliere nel fascicolo del dibattimento i verbali di indagine difensiva su due ragazzi che avevano intrattenuto, con l’imputato, chat a sfondo sessuale.
Chat che invece che sono state prodotte in giudizio, sempre su richiesta della parte civile, vale a dire, Antonio Messina, assistito dall’avvocato Eleanna Parasiliti Molica.
Imputato per violenza sessuale aggravata a danno di minori è don Giuseppe Rugolo, il parroco che venne trasferito a Ferrara, dove poi venne arrestato, per l’accusa di violenza sessuale su minore compiuta da 2009 al maggio 2011.
Altre chat, sempre a sfondo sessuale, erano state lette nel corso di una precedente udienza. Conversazioni telematiche tra Rugolo e alcuni ex alunni della scuola dove per anni ha insegnato, nonché con giovani residenti nel territorio di Ferrara dove il sacerdote era stato trasferito. Secondo gli inquirenti, il modus operandi del giovane prete era teso ad agganciare i giovani in condizione di fragilità psicologica.
Nell’ultima udienza il Tribunale ha rigettato anche la richiesta, avanzata dall’avvocato Antonino Lizio e Denis Lovison, difensori di Rugolo, di sentire una giovane dell’associazione 360, fondata dal sacerdote, che raccoglieva 200 giovani.
Non è stato sentito infine il vicario generale della Diocesi di PIazza Armerina, Nino Rivoli. Le parti hanno acconsentito alla produzione delle dichiarazioni già rese durante le indagini preliminari.
Presenti in aula i genitori del giovane che ha denunciato il sacerdote, assistiti dall’avvocato Giovanni Di Giovanni, e le associazioni Co.Tu.Le.Vi con l’avvocato Irina Mendolia e Rete l’Abuso rappresentata da Giuseppe Messina.
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