di Stefania Scarfò
Si torna in aula in Corte d’Assise a Cosenza per il processo a carico di Isabella Internò, unica imputata per la morte di Denis Bergamini, morto a Roseto Capo Spulico il 18 novembre 1989.
In aula Franca Giovanna Valerio, cognata di Rocco Napoli (marito della sorella). Assieme a loro si trovava a passare lungo la statale 106, la sera della morte di Denis.
“Vivevo a Roseto Capo Spulico e quella sera dovevamo andare a cena dai miei a Montegiordano. Eravamo nel furgone di mio cognato – racconta la teste -, con mia sorella e mio figlio, io era seduta lato finestrino. All’altezza di una piazzola di sosta, intorno alle 18.30/19, ho visto una macchina chiara di lusso parcheggiata con un ragazzo con un maglione chiaro, le braccia conserte appoggiato sulla parte posteriore. In auto c’era una donna seduta al lato guida con i capelli biondi e la testa poggiata sulla mano”.
Nel 2013 alla procura di Castrovillari disse che il ragazzo era in movimento e camminava verso il ciglio della strada tant’è che il cognato avrebbe sterzato per evitarlo. Oggi afferma che non ricorda di aver detto una cosa del genere e che forse lo ha detto “perché non si sentiva bene nel giorno della deposizione”. Il suo ricordo, secondo quanto affermato ora in aula, è di un ragazzo fermo appoggiato alla macchina. “Ho sempre avuto questo ricordo. Sono certa che non c’è stata nessuna sterzata. Sono sicura di non averla avvertita”
Dopo Valerio è stata la volta di Mario Salvatore Infantino, proprietario del locale in cui la Internò sarebbe stata accompagnata da Panunzio, subito dopo l’investimento di Denis per fare alcune telefonate. Ricca di ‘non ricordo’ e di incongruenze la sua deposizione.
L’uomo afferma di aver visto entrare quella sera nel locale una ragazza in lacrime accompagnata da un uomo, di averle dato dei gettoni per telefonare e quindi averle indicato il bagno. Poco dopo l’arrivo di Barbuscio che prende la ragazza e la porta via.
Nella deposizione rilasciata proprio al brigadiere Barbuscio il 25 novembre 1989 emergono tanti dettagli che oggi l’uomo non ricorda. Come le dichiarazioni della ragazza che entrata nel locale avrebbe raccontato del suicidio del fidanzato, o come l’orario di quel loro arrivo nel ristorante.
A seguito delle continue contraddizioni dell’uomo e della sua difficoltà nel comprendere e nel rispondere alle domande delle parti in causa la Corte decide per l’acquisizione dei verbali in precedenza rilasciati da Infantino, ossia oltre a quello del 25 novembre 1989 a Trebisacce anche quello del 15 dicembre 2011 alla Procura di Castrovillari.
Le parti civili chiedono anche l’escussione in aula del figlio di Infantino ma la Corte rigetta la richiesta.
Siparietto a fine udienza tra l’avvocato di parte civile Fabio Anselmo e il giornalista Marco Cribari al quale il legale ferrarese dice: “Io non ho paura di voi. Anche se mi ritenete un genio del male”. Alla risposta del cronista, “Ma lei non deve avere paura di noi”. Anselmo ribatte: “Io vado avanti lo stesso fino in fondo”.
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