Salute
7 Gennaio 2023
In Emilia-Romagna, la popolazione che ne soffre è pari al 6% e in Italia al 5%. Nel Ferrarese si parla invece del 9%

Diabete. A Ferrara circa 30mila pazienti affetti: “Dati oltre la media regionale e nazionale”

di Davide Soattin | 3 min

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C’è un dato che più di tutti necessità di una riflessione nel Ferrarese. È quello relativo alla percentuale di pazienti diabetici, che è nettamente superiore alla media nazionale e a quella regionale. Se in Emilia-Romagna, infatti, la popolazione affetta è pari al 6% e in Italia al 5%, la statistica in provincia di Ferrara raggiunge il 9% e va a sfiorare le circa 30mila persone che devono convivere con la patologia.

Ad affermarlo è Marcello Monesi, responsabile dell’Unità Operativa di Diabetologia dell’Ausl di Ferrara, secondo cui il dato emerso è riconducibile principalmente a due fattori: uno relativo allo stato anagrafico della popolazione estense, l’altro all’efficienza nella diagnosi da parte degli operatori sanitari, grazie alla collaborazione tra medici di medicina generale e le strutture di assistenza diabetiche.

“Uno dei motivi – spiega il dottor Marcello Monesi – che possono essere chiamati in causa per spiegare questa situazione è l’età media elevata delle persone della nostra provincia. Sappiamo bene che diabete di tipo 2 è una patologia che colpisce prevalentemente le fasce d’età dai 50 anni in poi, tant’è che dopo i 65 anni si calcola che quasi 1 persona su 3 sia affetta da questo tipo di diabete. E ciò spiega in parte i numeri così alti della nostra provincia”.

Il responsabile Ausl poi aggiunge: “La diagnosi del diabete è molto semplice. Basta riscontrare nel sangue dei livelli di glicemia elevati, ma a allo stesso tempo parliamo di una malattia molto subdola, dal momento che è facile vivere a lungo col diabete senza accorgersene. In particolare in Italia, si calcola ci siano poco più di 4 milioni di persone con il diabete, ma un altro milione ne è affatto e non sa di esserlo, perché non dà sintomi e si può convivere a lungo con una condizione di iperglicemia, senza aver ricevuto diagnosi“.

Da qui, la seconda motivazione che potrebbe spiegare il perché dei numeri così alti nel Ferrarese: “Da tempo, nella nostra provincia esiste una consolidata collaborazione con i medici medicina generale che porta a una particolare attenzione alla diagnosi del diabete. Quindi mi sento di dire che forse siamo più bravi nel far emergere quella parte di diabete sommerso, che in altre realtà non viene invece diagnosticato”.

Fondamentale diventa così la risposta che il sistema sanitario riesce a dare ai pazienti. A tal proposito, in provincia di Ferrara, sono nove i medici presenti su tutto il territorio, che lavorano non solo nella sede centrale della Cittadella San Rocco di Ferrara, ma anche nelle altre Case della Salute di Copparo, Comacchio, Codigoro, Argenta, Portomaggiore, Cento e Bondeno.

“Infine – conclude Monesi – grande rilevanza va data alle nuove terapie che consentono di mantenere la glicemia sotto controllo, ma conferiscono anche grande protezione per il cuore e i reni. Quindi l’evoluzione dei farmaci è un qualcosa che ci rassicura sul controllo delle persone col diabete. Ci stiamo anche organizzando per mettere a disposizione nuove modalità di assistenza. Prima tra tutte le telemedicina, che già ora ci permette di entrare in contatto con i giovani che utilizzano tecnologie innovative per l’erogazione dell’insulina, ma anche con le persone fragili che non possono raggiungere i centri diabetologia e saranno raggiunti dagli infermieri di comunità, in modo tale che si possano stabilire contatti con delle vere e proprie videovisite e assicurare assistenza diabetologica anche alle persone che non possono recarsi fisicamente alla visita”.

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