Attualità
2 Dicembre 2022
Michele Ronchi Stefanati dell'istituto Einaudi, la scuola del giovane 15enne deceduto in via Pomposa, è duro verso le istituzioni: "Sentitevi in colpa per le vostre inadempienze. E rimediate immediatamente"

“Era un mio studente”, il professore di Manuel: “Ci fosse stata una pista ciclabile sarebbe ancora con noi”

di Redazione | 2 min

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“Era un mio studente”. Comincia così lo straziante post su Facebook di Michele Ronchi Stefanati, professore dell’istituto Einaudi, la scuola che frequentava Manuel Lorenzo Ntube, il 15enne rimasto ucciso mercoledì sera in un incidente in via Pomposa. Un post che ha anche il sapore amaro di un atto di accusa verso chi, forse, avrebbe potuto fare qualcosa per evitare questa morte assurda.

Stefanati, infatti, oltre a lasciar trasparire nelle sue parole tutta la disperazione provata dai compagni di classe di Manuel, riflette duramente sulla presenza – anzi sull’assenza – di piste ciclabili nelle strade più pericolose del Ferrarese.

“Stamattina – scrive il professore di Manuel – ero con la sua classe alle prime due ore. Non aveva 16 anni, ne aveva ancora 15, ne avrebbe compiuti 16 tra quattro giorni. Era una promessa del calcio italiano. Non si può descrivere quello che è successo oggi in classe quando si è diffusa la notizia. Tutte le parole suonano retoriche e false. L’unica reazione che mi sembra sensata in questo momento è il silenzio, la riflessione, il rispetto e la cura che ogni lutto sempre esige”.

Ma una cosa, però, Stefanati l’ha voluta dire, probabilmente nella speranza che possa servire a evitare in futuro simili tragedie: “Ci sono delle persone che devono sentirsi in colpa per questa e molte altre morti perché ne sono responsabili diretti anche se forse mai pagheranno. All’uomo che l’ha investito e ucciso e non si è fermato a soccorrerlo, ovviamente, ma soprattutto alle istituzioni che credono che piste ciclabili sicure in tutta la città e zone 30 diffuse siano solo fissazioni di ecologisti snob, voglio dire questo: siete responsabili di questa morte. Siete responsabili di tutte le morti accadute in questi anni sulle strade per vostre inadempienze. Vergognatevi. Sentitevi in colpa. E rimediate immediatamente. E vergogniamoci noi che non lo chiediamo con sufficiente forza, pensando che sia superfluo, che ci siano ben altri problemi. E invece è questione di vita e di morte e non l’abbiamo ancora capito”.

Una triste riflessione, quella di Stefanati, convinto che “se ci fosse stata una pista ciclabile sicura, il ragazzo sarebbe ancora in classe, avrebbe risposto all’appello questa mattina, avrebbe visto i sorrisi dei suoi compagni e non ne avrebbe ascoltato, da un altro mondo, se esiste, il pianto”.

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