Mesola
29 Novembre 2022
Nel processo per la morte di Maxsimiliano Grandi, 4 anni, sentiti i testimoni presenti nell'agriturismo nel momento della tragedia

Bimbo annegato in piscina, il racconto del gestore: “Non piango mai, l’ho fatto quel giorno”

di Daniele Oppo | 2 min

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Sentenza Fiera. La Procura ricorre in Appello

Dopo la sentenza di primo grado con cui il gup Carlo Negri del tribunale Ferrara ha pronunciato l'assoluzione per i cinque accusati per le presunte tangenti tra i padiglioni della Fiera, nei giorni scorsi, la Procura ha deciso di ricorrere alla Corte d'Appello di Bologna per quanto riguarda la posizione dell'ex presidente Filippo Parisini, inizialmente prosciolto dal giudice dopo la richiesta di rinvio a giudizio, chiedendo ai giudici bolognesi di disporne il rinvio a giudizio

Pochi minuti, forse addirittura pochi attimi. Ruota attorno al tempo il processo per la morte di Maxsimiliano Grandi, il bimbo di quattro anni e mezzo annegato il 12 luglio del 2020 nella piscina ‘grande’ dell’agriturismo Ca’ Laura di Bosco Mesola.

Alla sbarra c’è la madre Veronica Romanelli, difesa dall’avvocato Gianni Ricciuti: omicidio colposo per non aver adeguatamente sorvegliato il figlio, lasciandolo incustodito in un luogo pericoloso, vista l’assenza di vigilanza della piscina, per un lasso di tempo sufficiente affinché si verificasse il dramma, recita il capo d’accusa.

Proprio su cosa sia successo in quel lasso di tempo si cerca di fare luce, innanzitutto con le testimonianze: ieri in udienza davanti alla giudice Ilaria Inghilleri è stato sentito il gestore dell’agriturismo e che sorvegliava anche le piscine – una con l’acqua bassa per i bambini e una per gli adulti, in quest’ultima è morto Maxsimiliano -, che ha già patteggiato la pena di 8 mesi e che ha raccontato quei pochi minuti: il giro di controllo, i rimproveri ai bambini turbolenti, qualche chiacchiera con alcuni clienti, una piccola sosta davanti al bar e poi le urla che attirarono la sua attenzione, le prime manovre di soccorso, aiutati anche da un operatore del 118 al telefono: “Io non ho mai pianto, nemmeno per la morte dei genitori – ha raccontato, subito commuovendosi -. Ho pianto quel giorno lì, con la mano nella mano della signora Romanelli. Non riuscivo a capire come mi potesse essere sfuggito”.

Non sfuggì solo a lui. Nessuno tra i testi ascoltati ieri e sollecitati dal pm Stefano Longhi, presenti quel giorno per un pomeriggio di svago, sembra aver visto Maxsimiliano spostarsi e andare verso la piscina grande. L’ultima ricordo che se ne ha è di lui che mangia un cono gelato: vicino alla sdraio che chiede alla madre se può andare a mangiare in piscina, e lei gli dice che non si può.

Poi passa solo qualche minuto e la tragedia si consuma, senza che nessuno si riesca a spiegare come sia potuto accadere.

La prossima udienza è in calendario per il 23 febbraio, ma sarà solo interlocutoria perché dovrà cambiare il giudice, stante il prossimo trasferimento di quello procedente.

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