Cronaca
25 Novembre 2022
Evidenziate criticità progettuali e difformità esecutive alcune ritenute “non tollerabili”, ma non tali da non superare i collaudi

Stadio Mazza, ecco la super-perizia sui lavori

di Daniele Oppo | 4 min

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Non conformità progettuali, opere non aderenti al progetto iniziale e alcune di queste anche in maniera elevata e grave, al punto da non potersi ritenere tollerabili. E, ancora, mancanze da parte della direzione dei lavori, della Tassi e nel collaudo almeno della gradinata Nord. Un lavoro complessivamente con molte lacune e “difformità esecutive” riscontrate “prima dei lavori di manutenzione della Tassi e, soprattutto, prima delle operazioni di rinforzo progettate dallo studio Calvi”, che “hanno senz’altro influenzato i valori di deformazione misurati durante le prove di carico, ma non hanno avuto incidenza tale da inficiare il superamento del collaudo”.

È quanto evidenzia il professor Bernardino Chiaia, l’esperto nominato dal giudice Andrea Migliorelli per eseguire una super-perizia sulla conformità dei lavori di adeguamento dello stadio Paolo Mazza di Ferrara eseguiti nel 2018 per permettere alla Spal di giocare in casa nel rispetto delle norme per la Serie A. Lavori, lo ricordiamo, contestati dalla procura di Ferrara sulla base della consulenza del prof. Carlo Pellegrino, che portò a ben due sequestri (anche se di diversa natura e con fini differenti) delle strutture e all’attuale imputazione per nove persone tra costruttori, direttore dei lavori e collaudatori, accusate a vario titolo di frode nelle pubbliche forniture e falso in atto pubblico.

Il perito rileva ci sono stati degli errori – alcuni forse anche marchiani – sia nella progettazione che nell’esecuzione dei lavori. Quelli più evidenti risultano essere stati poi corretti, per garantire la sicurezza necessaria, dopo le segnalazioni del consulente della procura in un primo intervento, per nulla risolutivo, e soprattutto con quello decisivo affidato dal nuovo presidente Joe Tacopina alle cure del prof. Gian Michele Calvi.

Nelle 89 pagine di cui è composta la perizia, Chiaia individua nove criticità progettuali, solo quattro delle quali vengono però dichiarate non conformi alla normativa di riferimento: gli arcarecci di copertura, i correnti inferiori delle reticolari di copertura, le imbottiture dei diagonali non a contatto e uno dei giunti.

Ci sono anche difformità tra progetto e lavori eseguiti: una è relativa proprio ai diagonali non a contatto (uno dei punti più critici e infatti dichiarato da perito a difformità con incidenza elevata, insieme a uno dei giunti la cui realizzazione è conforme al progetto, ma come visto sopra, non alla normativa); i controventi di falda, le colonne tubolari e le piastre non a contatto. Tra tali difformità per il perito ve ne sono due “non tollerabili”: quelle relative alle diagonali e alle piastre non a contatto.

Per quanto riguarda il comportamento della direzione dei lavori (affidata al progettista Lorenzo Travagli), il perito conclude che “la maggior parte delle non conformità rilevate possano ricondursi alle dinamiche di un cantiere impegnativo, gestito forse con procedure non adeguate alla complessità e importanza dell’opera e alle caratteristiche dei particolari costruttivi legati all’acciaio”. C’è però un’eccezione, quella relativa al mancato intervento per l’assenza delle imbottiture nei diagonali delle reticolari: “Una non conformità con pregiudizio della sicurezza statica”, afferma Chiaia. Sempre il perito più volte evidenzia “l’anomala assenza del Giornale dei Lavori, uno strumento di fondamentale importanza nello svolgimento di un ruolo chiave come quello del direttore dei lavori”.

‘Assolti’ invece i due collaudatori (Fabrizio Chiogna e Alessio Colombi) per guanto riguarda il collaudo statico: “Risulta che abbiano rispettato la normativa per quanto concerne il controllo dei certificati dei materiali, delle Rsu e del progetto nella sua impostazione generale”, mentre per il solo collaudo della tribuna nord vi sarebbe stata una mancanza da parte dell’ingegner Colombi che non ha segnalato la “palese non conformità rispetto al progetto” della “realizzazione del vincolo posteriore fra carpenteria metallica e struttura in calcestruzzo”.

Anche sulle prove di carico il perito non sembra rilevare particolari responsabilità nella loro progettazione ed esecuzione, anche se rileva che avrebbero potuto e dovuto fare, dal punto di vista tecnico e vista la natura dell’opera, carichi su più cicli. In ogni caso “sia le prove di carico disposte dai collaudatori che quelle disposte dalla Procura hanno dimostrato un comportamento elastico della struttura, con dei valori residui di spostamento piuttosto elevati ma compatibili con il comportamento tipico di una struttura imbullonata in acciaio che, al primo ciclo di carico, ha normalmente bisogno di un assestamento da parte dei giunti. Le difformità esecutive riscontrate sul manufatto (prima dei lavori di manutenzione della Tassi e, soprattutto, prima delle operazioni di rinforzo progettate dallo studio Calvi) hanno senz’altro influenzato i valori di deformazione misurati durante le prove di carico, ma non hanno avuto incidenza tale da inficiare il superamento del collaudo”.

Il 19 dicembre la perizia sarà discussa in udienza davanti al giudice.

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