Vigarano
18 Novembre 2022
Nel processo per corruzione spunta l'ipotesi alternativa su una delle prove cardine dell'accusa in merito al “Dolce x Paron”

Un elenco di nomi, non l’appunto per una tangente. Si sgonfia l’accusa contro l’ex sindaca di Vigarano

di Daniele Oppo | 3 min

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Vigarano. Non un piano criminoso per corrompere Barbara Paron con un ‘dolce’, messo nero su bianco su un quaderno, bensì un banale elenco di politici nominati o partecipanti a un’assemblea civica del 4 aprile 2011 del comitato Vigarano Pulito sulla costruzione dell’impianto di biogas stilato in un quaderno pieno di appunti riguardanti proprio tali riunioni.

E dunque non “Dolce x Paron 5€ Raol trovare una soluzione no speculazione elettorale”, bensì “Dolce(tti) x Paron 5* (ovvero 5 Stelle, ndr) Raho […]”. Se così fosse, si sgonfierebbe una delle prove più forti a carico dell’ex sindaca di Vigarano Mainarda, oggi a processo per corruzione con l’accusa di aver intascato una mazzetta di 5mila euro (si presume) per spostare sempre più avanti nel tempo l’escussione delle somme anticipate per i lavori di sistemazione di via Frattina, la strada che porta alla centrale biogas che, secondo la convenzione stipulata tra Comune e società Ca Bianchina di Parid Cara (che ha patteggiato), sarebbero stati tutti a carico dell’azienda, dal costo stimato di oltre 250mila euro.

Dolcetti sarebbe Michele Dolcetti, ex consigliere comunale. A individuarlo è stata la difesa di Lorenza Benati, moglie dell’imprenditore, imputata per favoreggiamento e difesa dagli avvocati Simone Bianchi ed Enrico Ferri. Quell’appunto sarebbe stato preso da lei o da un’altra dipendete dell’azienda per la quale lavorava – sempre collegata a Cara –  ma ieri, durante l’escussione del maresciallo della Guardia di Finanza che ha condotto l’indagine, proprio la difesa Benati ha tirato fuori il coniglio dal cilindro.

E, obiettivamente, anche dopo che gli stessi inquirenti (e la procura, pm Ciro Alberto Savino) hanno modificato parzialmente la lettura di quello scritto (il simbolo inizialmente interpretato come euro è stato ricondotto a un asterisco e quindi a una stella e la scritta incomprensibile Raol è stata interpretata come indicante Antonio Raho, ex consigliere ed ex candidato sindaco di Vigarano), interpretare “dolce” come Dolcetti anziché come se fosse l’indicazione di una mazzetta appare non solo una suggestione in favore delle imputate, ma anche più coerente con il dato testuale. Anche perché quell’appunto è presente in un quaderno che sembra fare riferimento a incontri risalenti a un periodo in cui Paron non era (ancora) sindaca e ben un anno e mezzo prima della presunta tangente.

Ovviamente si tratta di una valutazione esterna di chi scrive, quella reale dovrà essere compiuta dal collegio giudicante: presidente Piera Tassoni con a latere Silvia Marini e Giulia Caucci. Dal canto suo, maresciallo della GdF ha ammesso che per loro quel ‘dolce’ aveva, e ha, il significato di tangente, senza che vi fossero altre indicazioni particolari per arrivare a tale conclusione, e ha detto di non ricordare se vi fosse stata qualche indagine su politici con cognomi riconducibili a quella parola.

Rimangono altri dati. Quello fattuale di lavori non pagati e non eseguiti. E delle chat. Una, da cui nasce l’indagine, prodotta nella denuncia che l’ex compagno della Paron sporse, che afferma di aver assistito al passaggio di denaro, di quantità indefinita, tra Cara e Paron. La risposta della stessa imputata fu che “il versamento di cui parli è stato effettuato nelle piena legalità al Partito Democratico provinciale e alla persona è stata consegnata la tessera”. Questo, da quanto risulta dalle indagini, non è vero. La difesa di Paron (avvocato Denis Lovison) ha cercato di rimarcare da un lato che quei messaggi fossero stati scambiati all’incirca nella mezzanotte tra 24 e 25 maggio 2016, dall’altro che si inseriscono in un procedimento che vede l’ex compagno di Paron imputato di stalking. Altra circostanza rimarcata, emersa già durante l’escussione del teste di polizia giudiziaria, è che dopo il presunto episodio corruttivo, un anno e mezzo dopo, il Comune sollecitò ancora a Ca Bianchina il pagamento del dovuto.

Sentiti in udienza, come testimoni, anche alcuni tecnici comunali sulla convenzione tra il municipio e la centrale biogas, che negli anni ne ha contestato la validità.

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