Attualità
27 Ottobre 2022
Il ruolo del protagonista è interpretato da Stefano Muroni. La pellicola conta quindici giovani allievi della scuola d’Arte cinematografica"“Florestano Vancini"

Al via le riprese de “Il soldato senza nome” in città

di Redazione | 2 min

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Sono partite ieri (mercoledì 26 ottobre) le riprese a Ferrara del nuovo film ‘Il soldato senza nome’, opera seconda di Claudio Ripalti, con Stefano Muroni, attore, imprenditore creativo e presidente del progetto Ferrara la città del cinema. La pellicola conta, tra gli altri, quindici giovani allievi della scuola d’Arte cinematografica “Florestano Vancini”.

In prima mattinata un mezzo militare del 1917 e gli attori – con costumi e allestimenti ispirati alla prima guerra mondiale – sono giunti in piazza Savonarola per il primo ciak. Con loro anche il sindaco Alan Fabbri che – congratulandosi per “l’idea creativa e il progetto” – ha augurato buon lavoro a tutto il cast e a tutto il personale coinvolto.

“Per Ferrara è una nuova opportunità in ambito cinematografico – dice il primo cittadino -. Questo lavoro rappresenta il recupero di un pezzo importante della storia della nostra città e del nostro territorio ed è, anche oggi, una occasione di riflessione. Siamo ansiosi di vederlo nei festival e di ritrovare Ferrara sul grande, e sul piccolo, schermo”.

Anche il Comune, con il Ministero della Cultura ed Emilia-Romagna Film Commission, partecipano e sostengono il film, insieme ad alcune realtà private. Stefano Muroni – che del film è anche produttore (per il tramite della società Controluce, con Valeria Luzi) – è “una grande emozione girare a Ferrara, davanti al Castello. Sono onorato, commosso, incredulo”.

“Tra cast e troupe c’è una magia particolare”, rivela.  Le riprese, partite da Reggio Emilia nei giorni scorsi, continueranno a Ferrara e nel territorio nei prossimi giorni.

Per Muroni è il terzo film dopo “La notte non fa più paura” – sul sisma del 2012 – e “Oltre la bufera”, dedicato alla storia di don Giovanni Minzoni, parroco antifascista ucciso nel 1923.

“Quella che raccontiamo è una storia ferrarese – spiega Muroni -, legata a un periodo in cui Ferrara è stata ‘capitale’ della psichiatria militare, ma quella che raccontiamo è anche una storia attuale, visto che una delle patologie più ricorrenti all’epoca – il disturbo post traumatico da stress – è stato purtroppo ampiamente riscontrato nei giovani di oggi, dopo il Covid, tra abbassamento dell’autostima, problemi di concentrazione, chiusura in se stessi. Parliamo di problemi psicologici legati all’impatto di una guerra di un secolo fa, ma in qualche modo questi temi, compresa, ahimé, la guerra, ricorrono oggi”.

“Sono felicissimo che in questo progetto ci siano anche quindici allievi della scuola Vancini, dai 19 ai 26- 27 anni, che a Ferrara si sono formati e che a Ferrara hanno trovato opportunità lavorative”.

 

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