Eventi e cultura
14 Ottobre 2022
Dal 14 ottobre al 5 febbraio un viaggio nel valore simbolico della 'festa delle capanne', che celebra la precarietà della vita ricordando l’episodio biblico in cui gli ebrei rimasero nel deserto dopo l’uscita dall’Egitto, evidenziando la grande attualità di alcuni temi antichi

Sotto lo stesso cielo, una mostra per il Sukkot al Meis

di Redazione | 4 min

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Il Meis di Ferrara dedica la sua nuova mostra alla festa di Sukkot, la festa delle capanne, dal titolo ‘Sotto lo stesso cielo’, che si terrà dal 14 ottobre al 5 febbraio 2023, che ospita in particolare 10 pannelli lignei decorativi, prodotti in area veneziana alla fine del XVIII o del XIX secolo, che decoravano appunto una Sukkah, provenienti dall’Abbazia di Praglia di Teolo (Pd).

“Uno di questi bellissimi quadri era già esposto nel museo – spiega Amedeo Spagnoletto, direttore del museo-, questa è una serie di tavole che decorano una sukkah, una capanna, abbiamo pensato quindi di chiedere all’abbazia tutta la collezione e portarle al museo, per illustrare la ricchezza artistica di valori e tradizioni connessi a questa festa. Ci ha permesso di interrogarci su tematiche interessanti, che sembrano più latenti nei festeggiamenti. Gli aspetti meno editi sono legati a temi come ospitalità, accoglienza, ecologia e rispetto della natura e del prossimo, valori che ci offrono un punto di riferimento del nostro operato, che sono nello statuto del nostro museo”.

L’esposizione, curata da Amedeo Spagnoletto e Sharon Reichel, è dedicata agli aspetti religiosi, tradizionali e alla stretta connessione tra Natura ed espressioni artistiche che questa ricorrenza genera, con un percorso originale che invita i visitatori a partecipare attivamente, interagendo con ciò che vedono e ascoltano, contribuendo così all’arricchimento di significati della mostra.

Ancora oggi, le famiglie ebraiche costruiscono nei giardini delle sinagoghe o nelle terrazze delle loro case le capanne con tetti coperti da frasche dentro le quali trascorrono tutti e sette i giorni di festa, condividendo i pasti con numerosi ospiti. La ritualità è contrassegnata dal lulav, composto da un ramo di palma, tre rami di mirto, due rami di salice e un cedro, utilizzato durante le preghiere con affascinanti significati simbolici.

“Questa è una mostra un po’ diversa da quelle più istituzionali che il Meis ha svolto fino ad oggi – spiega il presidente Dario Disegni – , che ripercorrono passo per passo la vicenda della presenza e dell’attività della comunità ebraica dalle origini ad oggi. La prima sui primi mille anni, la seconda sul rinascimento, la terza dai ghetti all’emancipazione. Mentre si sta già lavorando per la quarta grande mostra del 2024, che affronterà il periodo del Novecento, stiamo producendo una serie di mostre più specifiche, tra cui questa”.

L’allestimento – a cura dell’architetto Giulia Gallerani – rispecchia i valori della festa: realizzato per la maggior parte con il cartone a tripla onda, è a basso impatto ambientale e riciclabile, e ha rappresentato una vera e propria sfida. Si è voluto declinare infatti il complesso insieme di temi di Sukkot per proporre un percorso espositivo inusuale e articolato, che chiama a intervenire, a partecipare, a mettersi in gioco, e connettere la simbologia religiosa a riferimenti che nella contemporaneità stanno acquistando sempre maggiore importanza.

Il percorso si collega alla Natura sin dall’inizio, attraverso le quattro specie di piante che compongono il lulav, approfondendo i loro significati e le loro provenienze. Una video installazione mostra il rito della Comunità ebraica di Roma durante Oshannah Rabbah, il settimo giorno di Sukkot.

I pannelli a muro, la grafica e un video con animazione Lego raccontano come costruire una sukkah perfetta. Cesti contenenti pezzi dei famosi mattoncini saranno poi a disposizione dei visitatori, invitati a costruire la propria capanna.

Sui 10 pannelli spiccano decorazioni con soggetti biblici, accompagnati da scritte in ebraico, le festività ebraiche di Pesach e la costruzione della sukkah . Altri illustrano diversi personaggi come Abramo, Malkitzedek, Isacco e Rebecca, Giacobbe, Rachele, Giosuè, Re Davide, Mosè ed Elia. I pannelli che componevano la capanna venivano smontati ogni anno e riassemblati il successivo; per questo, le sukkot dei secoli passati sono andate disperse e perse a causa della loro natura temporanea e portatile. Quella di Praglia è tra le poche preziose testimonianze sopravvissute.

Muniti dei propri smartphone e tablet, i visitatori avranno inoltre la possibilità di accedere alla App MIX, un webtool che – inquadrando un qr code nella sala delle tavole di Praglia – permetterà di accedere ad ulteriori contenuti di approfondimento.

Il presidente Dario Disegni ha poi annunciato una novità nel percorso permanente, l’acquisizione di una nuova opera, un Rilievo ligneo del primo Cinquecento, il compianto sul corpo di Simonino da Trento, concesso in comodato dalla Fondazione Cassa di risparmio di Trento e Rovereto. “L’opera – spiega Disegni – richiama a quello che è stato uno degli episodi più drammatici e inquietanti dell’antigiudaismo, prima ancora dei ghetti: si era diffusa la terribile leggenda del fatto che il bimbo fosse stato ucciso perché con il suo sangue si cucinasse il pane azzimo per la Pasqua. Era divenuto san Simonino e venerato, grave vulnus nel pregiudizio antiebraico. Solo in un periodo recente si riconobbe l’assoluta falsità di questa affermazione e venne abolito il culto di Simonino”.

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