
(archivio)
“In questa zona solo nigeriani”. Sembra esserci una motivazione etnica all’origine di una rapina subìta nel 2018 da un giovane gambiano a opera di un gruppo di cittadini nigeriani in zona Gad.
Ieri le battute finale processo davanti al tribunale in composizione collegiale (presidente Silvia Marini, a latere Ilaria Inghilleri e Giulia Caucci), con la richiesta di condanna a 5 anni e 950 euro di multa avanzata dalla pm Barbara Cavallo nei confronti di uno dei due imputati (difeso dall’avvocato Guido Menarini), e di assoluzione per il secondo, non riconosciuto dalla vittima.
Vittima (assistita dall’avvocato Massimo Cipolla) che, dopo essere fuggita, andò a denunciare tutto ai carabinieri, raccontando di essere stata accerchiata e percossa da un gruppo di nigeriani, che lo hanno insultato e minacciato perché non poteva stare lì, in zona IV Novembre, area che ritenevano sotto il loro controllo. Dopo la colluttazione sarebbe stato derubato del telefono cellulare – mai ritrovato – e da qui nasce l’imputazione per rapina. Il tutto sarebbe terminato grazie all’intervento di un uomo dall’esterno, che però non vide la parte offesa venire picchiata. Per questi fatti è già stato giudicato separatamente un altro uomo, autore delle condotte principali.
Le difese degli odierni imputati, chiedendo l’assoluzione per i loro assistiti, hanno evidenziato le lacune e le incongruenze delle ricostruzioni testimoniali, compresa quella della vittima, sia sulle botte subite che sull’effettiva causa della scomparsa del telefonino.
La sentenza dovrebbe arrivare il 15 dicembre.
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