Modificare l’imputazione principale. È quanto il gup Vartan Giacomelli chiede al pm Stefano Longhi nel procedimento sul crac di Capa Ferrara, la cooperativa di agricoltori fallita nel novembre del 2016 con un rosso da 30 milioni di euro.
Un fallimento generato anche, secondo l’accusa, dalle operazioni di acquisto per circa 7 milioni di euro degli impianti di produzione di biogas Energy Tre ed Energy Quattro di Bondeno. Per il pm, lì, in operazioni considerate sconsiderate, risiede la dissipazione dei bilanci societari, ma la perizia disposta dal giudice sembra non sposare appieno questa tesi, ritenendo che al tempo avessero una loro logica e sostenibilità. Capa le fece nel 2013 perché aveva accumulato crediti per le forniture non pagati e anziché innescare una controversia legale, decise di ‘mangiarsi’ il debitore.
Una questione è però sollevata nella perizia ed è relativa al prezzo finale di acquisto di Energy Quattro, superiore di circa 1,5 milioni di euro rispetto a quello concordato nel preliminare (2,5). Sul punto la difesa di uno degli imputati, il consulente amministrartivo Enrico Gessi, assistito dall’avvocato Marco Linguerri, aveva già presentato una consulenza che spiegava come fossero intervenuti accordi successivi e come avessero influito sul prezzo.
A ogni modo, sulla scorta della perizia, il gup ritiene che l’accusa vada modificata e ha dato tempo al pm fino al 26 ottobre per correggere l’imputazione.
Il 9 novembre, si dovrebbe conoscere il destino di chi tra gli imputati ha scelto e peraltro già discusso l’abbreviato – Enrico Gessi e Matteo Negretto, consigliere e vicepresidente della coop, e i due sindaci Federico Gavioli e Stefano Prini (avvocato Claudio Maruzzi) -; chi di patteggiare e chi di affrontare il giudizio ordinario, così come si dovrebbe conoscere l’esito delle richieste di archiviazione avanzate dal pm e opposte dalla curatela del fallimento.
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