Cronaca
11 Ottobre 2022
Per i carabinieri né la ricostruzione iniziale del suicidio né il luogo dell'evento indicato dalla Internò sono verosimili. Ieri gli esperti sentiti dall'Assise di Cosenza

Omicidio Bergamini, la ricostruzione del Ris smentisce il ‘tuffo’ di Denis

di Redazione | 3 min

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di Stefania Scarfò

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In Corte d’Assise il primo a testimoniare è stato ieri il dottor Francesco Miglino, tecnico di infortunistica stradale e ricostruzioni di sinistri, incaricato dalla Procura della Repubblica di Castrovillari, allora retta dal procuratore Eugenio Facciolla, di analizzare il cronotachigrafo del camion, guidata da Raffaele Pisano, che investì Bergamini nel pomeriggio del 18 novembre 1989, e di ricostruire il percorso fatto dallo stesso mezzo.

Secondo gli studi effettuati da Miglino, il camion avrebbe effettuato una brusca frenata appena prima di arrestare la sua corsa a Roseto Capo Spulico. Prima una frenata “dolce” passando da 29 a 22 km/h, quindi una netta da 22 km/h a 0. Sconfessate, almeno in parte, le risultanze effettuate a ridosso della morte da un altro perito, Pasquale Coscarelli, anche lui chiamato oggi a deporre ma che ha giustificato la sua assenza e sarà riconvocato nelle prossime udienze. Coscarelli aveva parlato di una velocità pari a 30-35 km/h prima del sinistro e soprattutto di uno spazio di frenata, calcolato utilizzando una serie di coefficienti dettati da diversi parametri (condizioni meteo, carico e condizioni del mezzo, pendenza del tratto stradale e altre) di circa 15-18 metri. Secondo Miglino, invece, anche nelle peggiori delle condizioni lo spazio di frenata del mezzo sarebbe stato compreso tra i 3 e i 6 metri.

Altra incongruenza evidenziata da Miglino, quella relativa ai chilometri percorsi da Pisano. Secondo quanto riportato dal cronotachigrafo, fino al momento dell’investimento il camion, che trasportava 138 kg di mandarini, aveva percorso qualcosa come 167-169 km. Pisano raccontò di esser partito però da Rosarno che dista, e distava anche seguendo la rete stradale di allora, almeno 210 chilometri da Roseto Capo Spulico. Quindi o Pisano riferì un punto di partenza non vero, o lungo il tragitto cambiò disco orario (avrebbe però dovuto fornire il vecchio agli investigatori, cosa che non fece).

Dopo Miglino è toccato agli esperti del Ris Carlo Romano, Vincenzo Lotti e Aldo Mattei ricostruire la dinamica di quanto accaduto. I tre furono incaricati nel 2011 dalla Procura di Castrovillari di analizzare alcuni reperti personali di Bergamini nonché di migliorare la risoluzione di alcune foto scattate nell’immediatezza dei fatti e di analizzarne eventuali tracce.

Secondo la loro ricostruzione, il calciatore argentano venne investito dal camion di Pisano mentre si trovava già sull’asfalto in posizione supina. L’impatto avvenne con la ruota anteriore destra del mezzo, bloccata e che trascinò il corpo per circa 5-8 metri, quindi lo sormontò parzialmente solo sulla parte anteriore. Infine, lo stesso autocarro, dopo aver arrestato la marcia, tornò indietro lentamente, con una leggera sterzata a destra, fermandosi a una distanza inferiore a 1,5 metri.

I tre esperti hanno escluso che l’impatto tra Denis e l’autocarro sia avvenuto all’altezza della piazzola di sosta indicata dalla Internò come luogo in cui il giovane avrebbe deciso di tuffarsi sotto allo stesso mezzo e indicato come inverosimile la possibilità del tuffo.

Dalle foto analizzate si evince che la cabina del mezzo non presenta alcuna ammaccatura che possa essere compatibile con un corpo che si proietta per strada. La dinamica stessa dell’investimento, secondo il colonnello Mattei, sarebbe stata ben diversa. Pisano non avrebbe avuto il tempo di frenare e bloccare le ruote del camion prima di impattare il corpo di Denis che sarebbe invece stato proiettato in avanti dall’impatto e quindi sormontato completamente da almeno due dei quattro assi del Fiat Iveco 180. La possibilità del tuffo viene considerata con una probabilità minore dell’1%.

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