Spettacoli
8 Ottobre 2022
Il Teatro Comunale Claudio Abbado di Ferrara ricomincia da Shakespeare: ad aprire la stagione di prosa 2022-23 lo Shylock di Franco Branciaroli

Il mercante cristiano e l’usuraio ebreo allo specchio

di Redazione | 5 min

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(foto di Simone Di Luca)

di Federica Pezzoli

Venerdì 7 ottobre ha riaperto la stagione di prosa del Teatro Comunale Claudio Abbado di Ferrara e lo ha fatto con uno dei classici più celebri del teatro: “Il mercante di Venezia” di William Shakespeare nel nuovo allestimento con la regia di Paolo Valerio e Franco Branciaroli per la prima volta nella parte di Shylock. In scena anche sabato 8 e domenica 9 ottobre.

La straordinarietà dei classici, forse in particolare di Shakespeare, è rappresentare in ogni tempo nodi mai semplici da dipanare, in ogni tempo questioni di assoluta modernità e sfidare lo spettatore con riflessioni e interrogativi irrisolti. Lo fa “Il mercante di Venezia” nel quale si intrecciano diversi dilemmi, etici e sociali, e diversi moniti, ma sempre con quel minimo di sospensione che lascia il giudizio finale allo spettatore. Per questo Antonio, il mercante cristiano di Venezia, non riesce a suscitare fino in fondo le simpatie del pubblico; mentre Shylock, l’usuraio ebreo, nonostante tutto ne ispira la compassione.

Difficile restituire tutta la complessità del testo, che Valerio definisce sì “infinito”, ma anche “ambiguo” e “spietato”, un testo che deve il suo successo anche alla capacità di alternare profondità e ironia, drammaticità e commedia. Nel dramma del bardo si possono leggere una critica alla vanità e alla vacuità dei gentiluomini cristiani e del ricco mercante veneziano, le cui fortune viaggiano su “assi” di legno e possono essere rovesciate da tempeste, pirati e scogli.

Nel momento del bisogno, dunque, non sarà il nobile squattrinato Bassanio a salvare l’amico Antonio, ma la sua fresca sposa Porzia, nei panni di Baldassarre, venuto da Padova per fare giustizia: con argute argomentazioni gli salverà la vita, punirà la furia vendicativa dell’usuraio ebreo, assicurerà sostanze e futuro alla figlia di lui Jessica, riuscendo anche a rimproverare al marito Bassanio la sua scarsa costanza. Porzia, Nerissa e Jessica non sono solo belle, ma anche argute e sagge, figure molto migliori dei loro corrispettivi maschili. Oltre che sulle tematiche di genere, Shakespeare ci fa riflettere anche sul senso di giustizia: è l’applicazione rigorosa e senza eccezione delle leggi degli uomini, che assegnerebbe la libbra di carne a Shylock, o è l’equità mitigata dalla clemenza, che scende dal cielo come pioggia “due volte benedetta”, per chi la dà e per chi la riceve.

E poi naturalmente il monologo più famoso – e più rivoluzionario dato che siamo nel 1598 – di questo dramma che sancisce l’uguaglianza fra cristiani ed ebrei. “Non ha occhi un ebreo? Non ha mani, un ebreo, organi, membra, sensi, affetti, passione? Non è nutrito dallo stesso cibo, ferito dalle stesse armi, assoggettato alle stesse malattie, curato dagli stessi rimedi, riscaldato e raffreddato dallo stesso inverno e dalla stessa estate, come lo è un cristiano? Se ci pungete, non sanguiniamo? Se ci fate il solletico, non ridiamo? Se ci avvelenate, non moriamo? E se ci fate torto, non dovremo vendicarci? Se siamo come voi per il resto, vogliamo assomigliarvi anche in questo. Se un ebreo fa torto a un cristiano, che benevolenza ne riceve? Vendetta. Se un cristiano fa un torto ad un ebreo, che sopportazione avrà questi, secondo l’esempio cristiano? Chiaro, vendetta! La malvagità che m’insegnate io la metterò in opera, e sarà difficile che non superi chi m’ha istruito”.

Eppure è come se Shakespere ci dicesse che c’è una scelta: Shylock potrebbe scegliere di essere migliore, di non ricambiare disprezzo con disprezzo, odio con odio, vendetta con vendetta. Antonio d’altra parte non si mostra migliore, la misericordia che dimostra all’ebreo è quella del vincitore sul vinto, riconferma lo sprezzo e le ‘cortesie’ con cui l’ha sempre trattato: obbliga l’ebreo alla conversione, imponendogli di fatto il corpo di Cristo, come spiega Paolo Valerio nelle note di regia. La vita di Shylock è salva, ma che vita lo aspetta, privato della sua fede, che fondava la sua identità in contrapposizione ai disprezzati cristiani, di ogni legame comunitario e di ogni sostentamento materiale? Nulla obbliga Antonio a questa scelta: è la sua volontà, la sua richiesta al Doge. Una richiesta di terribile violenza. Shylock per sopravvivere si piega: questa è la sua vera sconfitta. Rimane un escluso, privato non solo della sua orribile obbligazione e del denaro, ma soprattutto della sua dignità.

E dunque Antonio e Shylock sono in fondo l’uno lo specchio dell’altro, egualmente sospettosi, orgogliosi e vendicativi, egualmente rinchiusi nei propri speculari pregiudizi. Mostrandoci queste due facce dello stesso specchio Shakespeare mette in evidenza come il bene e il male non appartengano a una sola delle due parti e ci interroga – senza pretendere di insegnarci nulla – sulla clemenza, sulla generosità, sulla tolleranza. Sta a ciascuno di noi, uscito da teatro, scegliere come declinarle nella vita e nelle decisioni di ogni giorno.

Paolo Valerio, nel nuovo allestimento che ha debuttato a Ferrara dopo l’anticipazione estiva al Festival Shakespeariano di Verona, vuole evidenziare proprio questa dialettica speculare fra il mercante cristiano e l’usuraio ebreo, ponendola al centro di un’arena nella quale si intrecciano e si incrociano tutte le altre storie parallele del testo shakespeariano. Originale e indovinata la decisione di aprire e soprattutto di chiudere con un’apparizione di Shylock, che nell’ultima scena vive simbolicamente davanti agli occhi degli spettatori la brutalità di una conversione imposta.
Franco Branciaroli, che veste per la prima volta i panni di Shylock, non carica il suo personaggio di accenti tragici, sconfinando piuttosto nell’ironia e nel sarcasmo, e ne tratteggia con perizia la volontà di vendetta, nello stesso tempo lucida eppure cupa e quasi ferina.

Accanto a lui una nutrita e compatta compagine di attori: Piergiorgio Fasolo (Antonio), Francesco Migliaccio (Salerio/Doge), Emanuele Fortunati (Solanio / Principe di Marocco), Stefano Scandaletti (Bassanio), Lorenzo Guadalupi (Lorenzo), Giulio Cancelli (Graziano / Principe di Aragona), Valentina Violo (Porzia), Dalila Reas (Nerissa), Mauro Malinverno (Lancillotto / Tubal) e Mersila Sokoli (Jessica).

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