
Filippo Parisini
“Io prima non sapevo chi fosse Scavuzzo. Quando sono arrivato era il padrone della Fiera, organizzava tutto. Mi diceva ‘fai il presidente che Pietro tuo pensa a tutto. Anzi, mi ha detto anche ‘non ti succede niente, a meno che non finisci sotto una macchina’”. È Filippo Parisini a parlare, è la prima volta che lo fa, insieme al suo avvocato Claudio Maruzzi, all’uscita dell’udienza davanti al gup del processo sulle tangenti in Fiera, dove è uno dei principali imputati, accusato di reati pesanti come la concussione e il peculato, e dove ha chiesto di essere interrogato.
La sua posizione è netta: Scavuzzo, che al tempo aveva il monopolio degli allestimenti in Fiera con la sua società, ha deciso di vendicarsi quando Parisini ha deciso di arginarlo prima e di metterlo alla porta poi.
“Quando ho deciso di arginare e regolare la sua posizione – afferma l’ex presidente, dimessosi dopo le notizia sull’indagine a suo carico -, anche con atti del Cda, l’uomo non ci ha visto più e io sono entrato in un incubo durato tre-quattro mesi. Ho preso il coraggio a quattro mani e l’ho messo alla porta. Tutto questo – dice senza mezzi termini in riferimento all’indagine e al processo – è frutto della ritorsione di un uomo: sono io quello l’ha escluso dopo che lui ha ottenuto un formale e congruo riconoscimento delle sue istanze, a tacitazione delle sue pretese: c’è stata una trattativa, sono state riconosciute alcune fatture dell’ultimo periodo e sono stati riconosciuti 54mila euro”.
“Lui si preparava facendo registrazioni clandestine con più persone, dove delegittimava Parisini – aggiunge l’avvocato Maruzzi -. Ma dalle registrazioni si capisce che è lui (Scavuzzo, ndr) ad avere in mano la Fiera. Noi siamo fiduciosi che, nonostante la faticosa ascesa che aspetta, ci sia la possibilità di ottenere giustizia”.
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