di Lucia Bianchini
Una manifestazione che intreccia la storia degli ebrei ferraresi a quella del liceo Roiti, che si appresta a festeggiare il centenario, si è svolta nella giornata di martedì 6 settembre al Meis per ricordare Yoseph Colombo, preside della scuola dal 1935 al 1938, cacciato a causa delle leggi razziali.
Gli studenti della 3A del Roiti hanno approfondito la storia del preside Colombo, in occasione della partecipazione al concorso ‘Florestano Vancini’, per cui hanno conosciuto il nipote Ariel Viterbo, studiato le fonti e creato un video insieme agli studenti di 4A.
“Per me è una cosa nuova – spiega Roberto Giovannetti, preside del liceo Roiti- sapere che a precedermi nella direzione fu Yoseph Colombo. Già 10 anni fa la scuola si era adoperata per richiamare alla memoria la sua storia. Credo che abbia un grandissimo valore conoscere questa persona, fa capire che c’è ancora qualcosa da conoscere rispetto a situazioni avvenute molti anni fa e che ci sono ancora chiavi di lettura, qualcosa da scoprire che emoziona e che possiamo sentire vicino”.
“Oggi, nel 1938 – ricorda Amedeo Spagnoletto, direttore del Meis – la gente leggeva i giornali e scopriva di non poter più mandare il ragazzi alla scuola pubblica. Ariel ricorda poi un particolare, che le feste ebraiche cadevano come quest’anno, capodanno il 25 settembre e Kippur il 5 ottobre. A Kippur si torna dalla sinagoga dopo il digiuno con idee e proponimenti per l’anno nuovo. Pensate a quale poteva essere l’animo degli ebrei il 5 ottobre 1938, quando erano appena state varate le leggi razziali”.
“Quando incontro i ragazzi – afferma Anna Quarzi, direttrice dell’Istituto di Storia Contemporanea – chiedo di pensare al perché il primo ambito in cui sono state applicate le leggi razziali sono state scuole e università: perché la scuola è il mondo dei soggetti pensanti, dove ci si confronta e si parla. A Ferrara vi erano due licei, con due presidi ebrei, cacciati nel 1938: Yoseph Colombo al Roiti ed Emilio Teglio all’Ariosto”.
Come gli studenti hanno ricostruito, Yoseph Colombo nacque a Livorno nel 1897. Nel 1915 ottenne il diploma e il primo titolo di rabbino. Concluso il liceo si iscrisse all’università di Pisa dove seguì il corso di filosofia tenuto da Giovanni Gentile. Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale interruppe gli studi e lavorò presso la sanità militare di Salonicco, dando assistenza religiosa ai soldati ebrei. Nel 1920 si laureò in filosofia ed iniziò la carriera di insegnante liceale, abbandonando la scuola rabbinica. Vinse una cattedra al liceo scientifico ‘Antonio Roiti’ di Ferrara e in questa città conobbe colei che sarebbe diventata sua moglie, Berta Bonfiglioli. Nel 1935 divenne preside del liceo, fino a quando nel 1938 fu costretto ad abbandonare questo ruolo. Successivamente continuò ad insegnare filosofia alla scuola ebraica di Milano, poi a Modena dove si rifugiò, divenendo dopo la guerra docente del liceo classico ‘Giovanni Berchet’ di Milano. Colombo morì nel 1975 ed è sepolto al cimitero ebraico di Ferrara.
Riguardo l’insegnamento Yoseph Colombo riteneva che la scuola italiana non disponesse di maestri realmente competenti e che fossero in grado di dare l’esempio, di insegnare un ebraismo applicato, in modo da formare la conoscenza degli alunni attraverso la storia, la lingua e la cultura ebraica.
Come racconta Ariel Viterbo, funzionario della biblioteca di Gerusalemme e nipote di Yoseph Colombo: “Del nonno ho un ricordo vago, è morto quando avevo 10 anni, la sua conoscenza si è formata sui racconti familiari, dei genitori, degli zii e dei miei fratelli più grandi che lo hanno conosciuto di più. Quando ho deciso di studiare e fare ricerca per avvicinarmi alla figura del nonno, una figura quasi mitica in famiglia, attraverso i suoi documenti d’archivio rimasti in famiglia e quello che scoprivo nelle mie ricerche. Abbiamo il suo testamento, scritto a più riprese, dal 1956, quando aveva 60 anni, ma si sentiva vecchio, e lasciava indicazioni pratiche sul suo funerale, dicendo che non si doveva svolgere in orario scolastico, per permettere a docenti e alunni di essere lì senza perdere ore di lezione. Nonno Yoseph era un uomo di scuola”.
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