La rimodulazione della Tari rimane una questione al centro del dibattito politico cittadino. Dopo le richieste avanzate ieri da Caterina Ferri e Francesco Colaiacovo del Pd, preoccupati per la mancata comunicazione delle modifiche retroattive, è Ferrara Bene Comune a puntare il dito sulle scelte dell’amministrazione Fabbri.
In particolare, secondo l’associazione – della quale fa parte di vicepresidente del Consiglio comunale Dario Maresca (GaM) – il taglio dei conferimenti in calotta porterebbe a penalizzare alcuni nuclei familiari.
“Una famiglia di quattro componenti in un appartamento di 80 mq pagherà di più, versando 30 calotte nel 2022, rispetto alle 60 del 2021 – spiega l’associazione -; una famiglia di tre componenti in un appartamento di 70 mq pagherà di più, versando 30 calotte nel 2022, rispetto alle 50 del 2021”.
I risparmi teorici, secondo i calcoli di Ferrara Bene Comune, vi sarebbero per nuclei di una o due persone (va precisato che questo non è in contrasto con quanto segnalato dal Pd, che lamentava come per questi nuclei, in base a una simulazione dell’Amministrazione comunale, vi sia il rischio di pagare di più nel 2022 per via della mancata conoscenza delle modifiche al regolamento) e poi con un salto verso le famiglia con sei persone.
“In generale, chi quest’anno conferirà un numero di calotte superiore al limite fissato per il 2022 (molto più basso del 2021) pagherà di più dell’anno precedente”, sostiene l’associazione, anche per via dell’aumento del costo dei conferimenti ‘extra’ la cui tariffa passa da 2,36 euro a 3,52 euro per apertura.
“Secondo i nostri calcoli – prosegue l’associazione – risulta che se non si vuole pagare più dell’anno scorso, bisognerà conferire meno di 25 calotte se si vive da soli; 32 se si vive in due; 50 se si vive in sei o più. Se i componenti del nucleo familiare sono tre, quattro o cinque, se l’anno scorso non avrebbero sforato i litri minimi, ora dovranno pagare di più, anche se saranno conferite meno calotte del limite 2022, e meno calotte del 2021”.
Sulla questione interviene anche Roberta Fusari (Azione Civica), che contesta il principio delle modifiche introdotte. “Ancora non ci siamo. O diventa conveniente per le persone virtuose fare la raccolta differenziata, o ci sarà sempre meno impegno nel farla. Non è solo questione di etica e comportamenti civili. È che se il tuo vicino non differenzia nulla e paga come te, se ti sbatti per portare al centro di raccolta ma non ti viene riconosciuto niente (perché così è), se alla fine i costi sono spalmati su tutti, anche quelli delle aziende, allora non ci siamo. Non è così che si governa la cosa. Nemmeno in un contesto di norme complesse come quelle attuali, perché c’è chi deve comprendere come dentro quelle norme premiare chi è virtuoso e chi no (e se non funzionano lavorare per cambiarle), non può essere uguale per tutti, o quasi. Perché il 2 e il 3% di risparmi, non sono ciò per cui era stata introdotta la tariffa puntuale”.
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