Eventi e cultura
26 Luglio 2022
Oggi 26 luglio online la penultima puntata dell'intervista al protagonista della mostra in Castello

“Il sogno di Ferrara”: l’artista Adelchi Riccardo Mantovani si racconta

di Redazione | 3 min

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Oggi, 26 luglio, sarà online la penultima puntata dell’intervista all’artista Adelchi Riccardo Mantovani in occasione della mostra ‘Il sogno di Ferrara’, prima antologica in Italia dedicata all’artista, visitabile al Castello Estense fino al 9 ottobre. Per cinque martedì, fino al 2 agosto, l’artista si racconta in esclusiva sui canali social di Palazzo dei Diamanti.

Anche il Po ritorna nelle opere di Adelchi Riccardo Mantovani, come i paesaggi vissuti da ragazzo. Ne L’attesa (olio su tavola, 2001), ora esposto in mostra, l’artista ricorda l’alluvione del Po del 1951. “Il Po era in piena – racconta – c’era pericolo che rompesse e Ro Ferrarese, il mio paese d’origine, che è vicino al grande fiume. Tutti quelli del paese sono andati sull’argine, in attesa che il fiume rompesse da qualche parte. Idea un po’ strana – commenta ora Mantovani – dato che poteva succedere anche sotto i loro piedi. Poi a un certo punto hanno visto che l’acqua calava all’improvviso. Allora sono tornati a casa, contenti che l’argine non si fosse rotto dalla loro parte”. L’opera riporta l’avvenimento, nutrito dai racconti della madre mentre lui era in collegio dalle suore. “Come in un ricordo inventato, ho dipinto anche mia mamma, le mie due sorelle, i personaggi che allora erano di voga, come Peppone e Don Camillo, Stanlio e Ollio, e poi stranamente in fondo a questa sfilata, ho inserito i bambini del collegio, in fila a due a due, con la suora davanti. Un bimbo si stacca dalla fila e va a dare un calcio alla suora. Sono queste le mie piccole cattiverie. Più che cattiverie sono vendette” racconta l’artista, fortemente segnato da quella prima fase della sua vita.

Un altro ricordo legato ai suoi territori d’infanzia si ritrova nell’opera Notturno Padano (olio su tavola del 1994). “Era una domenica, erano gli anni Sessanta. La mia famiglia abitava nelle scuole di Ro. Dalla finestra del primo piano – dice Mantovani – ho visto questo cumulo di nuvole, con i lampi del caldo, in continuazione. Ho preso un carboncino e li ho disegnati. Ce l’ho ancora, il disegno. Poi l’ho inserito in questo quadro”.

La nuova puntata sarà disponibile online sulle piattaforme Facebook (www.facebook.com/PalazzoDiamanti) e Instagram (www.instagram.com/palazzodiamanti) da martedì 26 luglio, dove si potranno scoprire anche le precedenti uscite.

Organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dal Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara in collaborazione con il Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, dove si trasferirà dopo la tappa al Castello Estense, la mostra Il sogno di Ferrara in Castello ripercorre l’intera produzione dello straordinario pittore e disegnatore – dagli esordi agli ultimissimi lavori – attraverso oltre cento opere, tra dipinti e disegni, che documentano la sua personalissima interpretazione di un realismo onirico costantemente nutrito dall’osservazione del vero e dalla memoria.

Nato a Ro Ferrarese nel 1942, Adelchi Riccardo Mantovani, rimasto orfano del padre, viene affidato alle suore dell’orfanotrofio di Ferrara dal 1946 al 1952 e poi mandato in collegio a seguire i corsi professionali per imparare il mestiere di tornitore. Nel 1964 si trasferisce in Germania e, due anni dopo, si stabilisce a Berlino, dove inizia a lavorare in fabbrica. Il clima culturale della città lo incoraggia a riscoprire l’attitudine al disegno che si era manifestata ai tempi del collegio. Nella città tedesca frequenta le scuole serali di pittura, i corsi di nudo, studia la storia dell’arte ed espone in mostre collettive insieme ad altri artisti. Nel 1979 abbandona i panni dell’operaio per indossare, definitivamente, quelli di pittore. In questo periodo giunge a piena maturazione la sua singolare ricerca tesa alla creazione di un mondo fantastico, allegorico e fiabesco, che affonda le radici nell’arte antica (la pittura del Quattrocento padano e il naturalismo fiammingo) e raccoglie al contempo i suggerimenti delle più affascinanti correnti figurative del primo Novecento, dalla Metafisica di de Chirico alla Nuova oggettività tedesca, dal Surrealismo di Delvaux e di Magritte al Realismo magico.

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