Eventi e cultura
3 Luglio 2022
Un vero e proprio evento anche per la giovane età dei cantanti, selezionati tra oltre 300 provenienti da tutto il mondo

Un Don Giovanni circense per il Comunale

di Redazione | 4 min

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Non è insolito, nel mondo dell’opera, assistere a messe in scena particolarmente accattivanti, spesso condite da elementi scenici innovativi, iper moderni o addirittura concettuali.

La scelta del regista Adrian Schvarzstein, coadiuvato per la messa in scena da Moni Ovadia, per il Don Giovanni di W.A. Mozart andato in scena in prima nazionale al Teatro Comunale Abbado venerdì 1 luglio (replica domenica 3 luglio) è caduta sul fascino e sul senso metaforico del mondo del circo.

La scena cui il pubblico si è trovato davanti è proprio quella di un classico circo di fine ottocento, con tendone, piattaforme per animali e domatori, carrozzoni per gli artisti e due gradinate su cui troveranno posto i coristi durante la messa in scena. In tema circense anche i costumi dei cantanti e degli stessi coristi che hanno assunto, così, tutti i connotati per un’ambientazione scenica davvero singolare e a nostro parere molto ben riuscita.

Il Don Giovanni prodotto da Fondazione Teatro Comunale di Ferrara in collaborazione con Korea Foundation Daegu Opera House (dove l’opera approderà in autunno) è stato un vero e proprio evento culturale e musicale per la nostra città che, in un Teatro Abbado da tutto esaurito (presente anche il Ministro Patrizio Bianchi), ha visto in scena le vicende di Don Giovanni e delle donne da lui sedotte e abbandonate, con la complicità (spesso non condivisa) del servo Leporello (clown triste che riveste un ruolo da comprimario).

Ma Don Giovanni è vero e proprio evento anche per la giovane età dei cantanti, selezionati tra oltre 300 provenienti da tutto il mondo e formati durante una speciale masterclass in queste settimane dal Maestro Leone Magiera (notissimo scopritore di grandi talenti tra cui Luciano Pavarotti e Mirella Freni).

Nella buca ha trovato posto l’Orchestra Città di Ferrara diretta dall’australiano David Smith che, con molta sapienza ha ben interpretato la partitura mozartiana nella Versione di Vienna con inserti della versione praghese, scelta per la messa in scena di produzione ferrarese, accanto al Coro del Teatro Comunale di Ferrara diretto da Francesco Pinamonti.

Tutti straordinari gli interpreti a iniziare dal Don Giovanni Guido Dazzini (nella recita del 3 luglio sarà Giovanni Luca Failla) che impone la sua voce con grazia nelle arie e aggiunge lustro ai recitativi (accompagnati al cembalo da Marija Jovanovic); di grande estensione e tenuta vocale anche Yulia Merkudinova Donna Anna che affronta le arie con grande impostazione e una dose di leggerezza.

Al suo fianco nella parte di Don Ottavio Younggi Moses Do (Lorenzo Martelli domenica 3 luglio) che con grande presenza scenica e impostazione vocale rende godibilissime le arie dapontiane.

Giulio Riccò (Leporello) domina la scena nel suo ruolo di personaggio che funge da asse attorno al quale ruotano le vicende narrate; il trucco, il costume da clown e la parte che il libretto di Da Ponte gli impongono (così ricco di ironia e divertimento) ne fanno un personaggio rotondo, splendidamente moderno

Magnificenti anche Marta Lazzaro nei panni di Donna Elvira (selezionata da Magiera anche Aleksandra Kirsanova come cover) e Gesua Gallifoco nella parte di Zerlina (Silvia Caliò nella recita del 3 luglio), che hanno mostrato una presenza scenica portante sia nell’esecuzione delle arie che dei recitativi.

Alessandro Agostinacchio (Il Commendatore. Selezionato da Magiera anche Gianluca Convertino come cover) e il giovanissimo Valerio Morelli (Masetto) sono il degno completamento di un cast che offre al pubblico una vera e propria magica illusione circense.

Forse complice anche l’acrobata Angela Francavilla che ha aperto lo spettacolo con le sue evoluzioni alla corda e che torna ad essere co-protagonista del finale tutto a sorpresa scelto dal regista Schvarzstein.

Colpisce i sensi e le emozioni questa messa in scena; sia per l’impatto scenico davvero singolare (alcune trovate nell’illuminazione e nella scelta degli accessori ricordano le ambientazioni cinematografiche di Emir Kusturica) che per la grande metafora che vede il circo come rappresentazione della società o della vita.

Ci si innamora di questo Don Giovanni che scende tra il pubblico cercando di attirare nella sua rete le donne sedute in platea o nei palchi del primo ordine, sempre aiutato dal suo fido servitore. Ma ci si innamora anche delle tante e sventurate vittime di questo Don Giovanni che non sembra pentirsi nemmeno nel finale.

Tanti gli applausi sia a scena aperta che nel finale, quando tutto il cast è stato più volte chiamato sulla ribalta a ricevere l’omaggio del pubblico.

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