È l’assessora Angela Travagli con la sua risposta al question time di Tommaso Mantovani a fornirgli lo spunto. E da lì Massimo Zanirato, segretario generale della Uil di Ferrara, va dritto a uno dei punti più sensibili e finora meno esplicitati della questione Petrolchimico: il rapporto politico dell’amministrazione comunale estense, e del suo vertice, con il presidente del Veneto Luca Zaia e con il ministro Giancarlo Giorgetti.
“È vero, il comune non ha competenze amministrative – concede Zanirato riprendendo uno degli argomenti della assessora -, ma la giunta potrebbe esprimere un posizionamento politico a nome dell’intero Consiglio comunale da portare al ministro Giorgetti che rappresentando l’azionista di maggioranza può modificare il piano industriale a Eni. A meno che non si voglia disturbare i colleghi di partito Giorgetti e Zaia che evidentemente contano molto di più”.
“Se fossi stato nel sindaco – aggiunge – avrei partecipato alle assemblee e avrei cercato un posizionamento politico dell’intero Consiglio comunale nei confronti del ministero e a sostegno dei lavoratori del Petrolchimico. Perché Fabbri non lo ha fatto? Perché secondo me non ha la forza politica di farlo, perché sarebbe stato letto come un posizione diversa da quello di Giorgetti e Zaia e non vuole metterseli contro. Ma secondo me ha fatto un gravissimo errore a non venire all’assemblea dei lavoratori, magari avrebbe preso anche degli applausi”.
Una posizione attendista e mai in contrasto con il piano (ormai in una fase avanzata) di ‘liberare’ Porto Marghera dal cracking, sostenuto da Zaia e Giorgetti, ma anche molto prona a fidarsi delle promesse di Eni. E anche qui Zanirato non manca di rilevare il dato politico della questione: “Non solo questa amministrazione – rileva Zanirato – ma tutte le amministrazioni sono spesso sensibili a Eni, perché negli anni ha sempre trovato qualche ammortizzatore, qualche incentivo, e soprattutto perché ha sempre sostenuto le iniziative dei Comuni, sponsorizzandole”.
Intanto si è in attesa di quello che chiama “l’ennesimo tavolo al Mise”, convocato per l’8 giugno, presieduto ancora una volta, e forse non a caso, dal vice di Giorgetti, Gilberto Pichetto Fratin: “Abbiamo chiesto che il tavolo non sia solo tecnico, ma anche politico – spiega Zanirato – perché bisogna che vengano presi e sottoscritti degli impegni e la storia è piena di esempi di promesse e proposte che Eni ha fatto anche a Ferrara e che non si sono mai realizzate”.
Una di queste promesse è quella che attualmente preoccupa i sindacati e i lavoratori: l’infrastruttura logistica che dovrebbe compensare l’assenza del cracking e che invece è rimasta quella che era già anni fa. “I ‘silos’, come li chiama lei – evidenzia Zanirato in riferimento alle parole di Travagli -, sono indispensabili e oggi non ci sono. Si tratta di una specie di polmone di espansione: questa infrastruttura a oggi non c’è, è ancora in fase di progettazione”.
Era una promessa che quanto meno è in ritardo nella sua concretizzazione. Ma è una promessa che deve realizzarsi e non solo perché lo chiedono i sindacati, ma anche perché la principale azienda insediata nel Petrolchimico e coinvolta nell’affare cracking, ha chiesto su questo garanzie direttamente al presidente del Consiglio Mario Draghi. Un fatto bypassato dall’assessora, come evidenzia Zanirato nel rimproverarle troppa fiducia: “Non ha letto, o non ricorda, la lettera di LyondellBasell che nonostante le promesse di Eni, chiede a Draghi la garanzia, nel breve e nel lungo periodo, delle forniture”.
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