Inchiesta Pma. Altri due sanitari indagati
Si allarga ancora di più l'inchiesta per lo scandalo al Centro di Procreazione Medicalmente Assistita dell'ospedale di Lagosanto
Si allarga ancora di più l'inchiesta per lo scandalo al Centro di Procreazione Medicalmente Assistita dell'ospedale di Lagosanto
Una presa in carico sempre più puntuale e completa per i pazienti cardiologici. E' la mission della nuova unità operativa “Cardiologia e Riabilitazione Cardiologica” al Delta
L’attività della sezione laghese dell'associazione Anpi è ripresa a pieno regime a partire da sabato 22 novembre. A guidare la nuova sezione è Fabio Trasforini
L’Azienda Usl di Ferrara comunica che, per poter svolgere le attività connesse all’inventario di fine anno, i Punti di Erogazione Diretta dei Farmaci rimarranno chiusi in alcune giornate specifiche
Durante il confronto tra i sindaci del Basso Ferrarese e l'assessore regionale Massimiliano Fabi all'ospedale del Delta di Lagosanto, c'è stato spazio anche per affrontare la questione legata all'inchiesta della Procura di Ferrara all'interno del Centro di Procreazione Medicalmente Assistita
Lagosanto. Ha riacuito un dolore mai spento e che difficilmente mai si spegnerà, l’archiviazione dell’indagine a carico dei sanitari dell’ospedale di Lagosanto per la morte di Monica Bolognesi, 48enne deceduta per un infarto il 9 settembre del 2020 al Delta, dove si era recata a causa di forti dolori al petto e alle braccia.
A due settimane dalla notizia dell’archiviazione, parla il marito della signora Bolognesi. “Pensavo che almeno si potesse andare avanti, che si potesse fare un processo per darle un po’ di giustizia”, afferma il signor Fabrizio Piva che constata con amarezza e la voce rotta dal pianto che “invece la colpa non è di nessuno. L’hanno lasciata lì tre ore e poi ripresa in considerazione solo perché stava male. Mesi di attesa che pensi e speri, e invece niente, sono molto deluso. Mia moglie non c’è più e io non riesco a digerire nulla, c’è poco da fare”.
Il gip del tribunale di Ferrara, anche in accordo con la richiesta del pubblico ministero, a metà maggio aveva disposto l’archiviazione dell’indagine aperta a carico di dieci sanitari, tra infermieri e medici, che ebbero la donna in carico. Nel farlo, il giudice non ha comunque mancato di osservare la presenza, nella vicenda, di “innegabili carenze della struttura ospedaliera nella gestione del caso concreto”, e che un periodo di attesa di 181 minuti senza controlli ma con la sola indicazione di allertare il personale al bisogno “resta ictu oculi eccessivamente lungo”.
Rimane il fatto che, da quanto emerso almeno in sede d’indagine – anche se i consulenti della parte offesa (assistita dall’avvocato Simone Bianchi) hanno dato letture diverse -, gli esami svolti non diedero risultati così rilevanti da consigliare una presa incarico più immediata e decisa, e che quando le cose divennero molto più chiare era ormai troppo tardi anche per provare un ricovero d’urgenza all’ospedale di Cona.
Se la vicenda penale è chiusa, va avanti però quella in sede civile.
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