Vigarano
21 Maggio 2022
L'ex sindaca di Vigarano parla della ‘mazzetta’ che avrebbe preso da un imprenditore nel processo che la vede vittima di stalking da parte dell'ex compagno (e suo accusatore)

Paron: “Mai avuto favori per me o per il mio ruolo politico”

Barbara Paron
di Daniele Oppo | 2 min

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Barbara Paron

Barbara Paron

Vigarano. “Io non ho avuto mai favori per me o per il mio ruolo politico, semmai posso dimostrare il contrario”. Sono le parole con le quali Barbara Paron, ex sindaca di Vigarano ed ex presidente della Provincia di Ferrara, ha ‘chiuso’ l’argomento sulla presunta mazzetta che avrebbe ricevuto da un imprenditore.

Lo ha fatto, però, non nel processo che la vede imputata di corruzione, bensì in quello che la vede persona offesa e parte civile contro il suo ex compagno, Daniele Cesari (difeso dall’avvocato Gian Luigi Pieraccini), imputato di stalking. Paron (assistita dall’avvocato Denis Lovison) è stata sentita ieri come testimone dal giudice Andrea Migliorelli.

La questione dei soldi presi dall’imprenditore – Parid Cara, che ha già chiuso la sua posizione scegliendo di patteggiare – fa parte anche di questo processo, ed è il motivo per cui ha rilievo pubblico, perché secondo la ricostruzione della parte offesa fa parte della strategia di denigrazione personale e persecuzione della quale Paron sarebbe stata oggetto, in particolar modo a partire dalla fine del 2018, quando la relazione si è definitivamente interrotta. Paron rispose a un messaggio notturno di Cesari che le chiedeva conto di “svariate migliaia di euro presi da un imprenditore per agevolare problemi di viabilità”, sostenendo che se si trattava di finanziamenti al partito o per la campagna elettorale sarebbero stati registrati come sempre.

Fu Cesari a raccontare agli inquirenti di questo episodio del quale sarebbe stato testimone, facendo nascere l’indagine a carico della ex presidente della Provincia, la quale nega di aver ricevuto alcunché, e in ogni caso non risultano accrediti a favore del suo partito di allora (il Pd).

In questo processo, la cui delicatezza è evidente nei tanti momenti in cui Paron è stata presa dall’emozione e dall’agitazione, se non proprio dallo sconforto, al centro ci sono questioni molto personali, raccontate dalla vittima: insulti ricevuti, denigrazione della sua persona – anche come politica – con i suoi amici e parenti da parte di Cesari, con la minaccia anche di rivelare dettagli della sua vita privata, messaggi molto forti e dai toni che appaiono minacciosi (ma che la difesa in controesame ha negato essere tali), qualche episodio di aggressione anche fisica, seppure Paron ha precisato di non essere mai stata picchiata, specificando di aver subito in modo pesantissimo la violenza psicologica.

Il tutto in una escalation iniziata – secondo il racconto di Paron – dopo che lei fece ammonire dal questore il suo ex compagno, il quale però fece ricorso e ottenne l’annullamento del provvedimento: “Ha preso forza ed è diventato una bomba. La mia richiesta era solo di lasciarmi in pace”.

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