Salute
20 Maggio 2022
Al Santissima Annunziata è operativo un centro specializzato diretto dal prof Zoli

Malattie intestinali, focus sulla terza età

di Redazione | 3 min

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Il prof Zoli

Si chiamano Mici, ma non sono gli amici a quattro zampe, bensì le malattie infiammatorie croniche dell’intestino. Ieri, 19 maggio, era la Giornata mondiale, quest’anno dedicata ai malati della terza età colpiti da malattia di Crohn e da rettocolite ulcerosa.

Per questo motivo è stato coniato uno slogan in lingua internazionale inglese “Ibd has no age” ovvero “le malattie infiammatorie croniche dell’intestino non hanno età” e possono colpire chiunque, dal giovane all’anziano, quest’ultimo un paziente più fragile perché spesso ‘soffre’ di comorbilità, ovvero deve fare i conti con diverse patologie da curare.

Patologie che dal 1999 sono curate dal direttore dell’Unità operativa complessa di Medicina interna dell’ospedale Santissima Annunziata di Cento, Giorgio Zoli, professore straordinario di medicina interna di Unife, che oggi ha in cura oltre mille pazienti “che provengono dalla nostra regione ma anche da fuori”.

Di passi in avanti, da quando il professor Zoli ha iniziato ad occuparsi di “Mici”, ne sono stati fatti tanti dal servizio che dirige e oggi “i farmaci biologici o biotecnologici ci aiutano moltissimo”. “Perché – aggiunge il professore – l’obiettivo di noi ibdologi (neologismo medico coniato dall’acronimo inglese Ibd) è quello di fare in modo, creando una stretta collaborazione con il paziente, che il periodo di remissione dalla malattia sia il più lungo possibile. Ricordo infatti che queste sono malattie curabili ma non guaribili”.

I pazienti del Centro che si trova al Santissima Annunziata “sono di diverse classi di età e non c’è molta differenza fra uomini e donne” spiega ancora il direttore Zoli che tiene a sottolineare che nel suo centro si opera in team. “Abbiamo necessità di agire a livello multidisciplinare e dunque il nostro è un lavoro di equipe con il reumatologo, il radiologo e il nutrizionista. Da quando ho iniziato a occuparmi di ‘Mici’ ho sempre preso in considerazione anche gli aspetti extraintestinali che la malattia può avere nel paziente in cura. Si possono presentare infatti problemi a livello articolare o al fegato”.

“Sappiamo che c’è una predisposizione genetica e dunque a volte può succedere che un’infezione intestinale banale si trasformi in una malattia infiammatoria cronica”, spiega il professore a proposito di chi siano i soggetti più colpiti. “I pazienti, nella prima fase, vengono trattati quasi sempre con i farmaci tradizionali come i cortisonici o i salicilati ma un ruolo importante lo riveste anche la nutrizione. Alcuni casi riusciamo a gestirli anche solo con un trattamento nutrizionale. È bene ricordare però che non esiste una cura standardizzata ma la cura ogni volta va prescritta in base alle caratteristiche di chi si sta curando”, precisa infine Zoli.

Il Centro per le malattie infiammatorie croniche dell’intestino di Cento inoltre prende parte a molte ricerche sperimentali europee soprattutto sui farmaci più innovativi, che poi entreranno in uso. Il servizio di AuslFe, essendo di II livello, opera solo con quei casi che “sono già stati valutati dal nostro o un altro ambulatorio gastroenterologico e che ha già diagnosticato la malattia o lo reputa un caso fortemente sospetto”.

Il professor Zoli con la sua Unità operativa complessa, inoltre, ogni due anni, tra settembre e ottobre, organizza il corso nazionale di aggiornamento sulle “Mici”. “Quest’anno lo faremo in presenza nella sala di rappresentanza della Fondazione Cassa di risparmio di Cento il 29 e il 30 settembre e come in ogni edizione interverranno esperti di spessore nazionale”. L’incontro è aperto a medici, infermieri e pazienti.

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