Attualità
12 Maggio 2022
Ai funerali nella chiesa di San Biagio la musica di “Autumn leaves”. I ricordi degli amici del Torrione

Ferrara saluta Emanuele Rossi. Fece la storia del jazz in città

di Redazione | 3 min

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Se n’è andato sulle note di “Autumn leaves”, come una foglia di autunno, “molto dolcemente, in silenzio”. Emanuele Rossi è stato ricordato da parenti e amici nel funerale tenutosi martedì scorso nella chiesa di San Biagio insieme alla musica che amava.

A piangere l’ex imprenditore del settore ortofrutticolo, scomparso all’età di 86 anni, c’erano i familiari e gli amici di una vita. Una vita legata in modo indissolubile al jazz.

Tra i suoi meriti si ricordano i nomi internazionali che ha contribuito a portare a Ferrara, come Art Blacky and the Messengers al Teatro Comunale e altri mostri sacri come Johnny Griffin, Kay Winding, George Coleman e Bobby Hutcherson.

Emanuele Rossi è stato sin dagli anni ’70 anima del Jazz Club di Ferrara e appassionato divulgatore della musica afroamericana, di cui era un grandissimo esperto.

E bene lo ricordano i compagni di viaggio, chi era al suo fianco fin dagli inizi e chi si è lasciato accomagnare in seguito. Come Andrea Firrincieli, attuale vicepresidente del Jazz Club, per il quale Rossi “era come un padre”: “io sono rimasto orfano di papà a 19 anni. In Emanuele ritrovavo una figura paterna, un padre affettuoso”.

Firrincieli conobbe Rossi nel 2004, quando assunse la carica di presidente del Torrione. “Ci incontravamo la sera per i concerti – ricorda -. Lui era sempre in prima fila, super appassionato e super esperto”. E quando cominciava a parlare di jazz “era inarrestabile, conosce davvero tutto lo scibile. E poi aveva la sua collezione di foto e poster che hanno fatto la storia di questa musica e ne era davvero orgoglioso”.

“Ci lascia una persona meravigliosa – conclude Firrincieli – capace di una umanità profondissima. Era sempre calmo, sereno, equilibrato anche nelle situazioni complesse. Alla fine il destino si è accanito con lui, perché una delle peggiori cose che possano capitare a un musicofilo è iniziare a perdere l’udito…”.

“Negli ultimi due anni frequentava poco il Torrione – afferma Francesco Bettini, direttore artistico del Jazz Club -, ma il suo contributo negli anni ha fatto la storia di questo luogo. Era bellissimo vederlo gioire come un bambino per un virtuosismo o un assolo. Sapeva trasmettere l’amore che aveva dentro. Era un uomo d’altri tempi che lascia un vuoto in tutti i campi che con la sua passione ha attraversato”.

“Ricordare Emanuele è difficile” anche per Alessandro Mistri, suo compagno di viaggio nel percorso che portò nel 1977 a fondare il Jazz Club Ferrara. “Le prime pietre le abbiamo messe io, lui e pochi altri e insieme abbiamo collezionato ricordi indimenticabili”, anche se era difficile “trovare qualcun altro che avesse la sua serietà, la sua dignità e la sua conoscenza della materia. Era uno vero e, come diceva una volta Gianni Basso, era uno giusto”.

Emanuele Rossi lascia la moglie Anna Maria, i figli Laura, Pier Giovanni Federica e cinque nipoti.

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