di Lorenzo De Cinque
In piazza Castello arriva “L’ombra di tutti”, percorso artistico e di attivismo curato dall’artista Patrizio Raso. A promuoverlo il centro di promozione sociale La Resistenza di Ferrara, assieme a Link Ferrara e il collettivo Out+.
L’idea si sviluppa attorno al monumento di Milano in onore di Roberto Franceschi, giovane studente che il 23 gennaio 1973 perse la vita in scontri con la polizia presso l’Università Bocconi. A raccontarne la storia in piazza la stessa sorella, Cristina Franceschi (Fondazione Roberto Franceschi Onlus di Milano), che ha riportato come quella sera fosse stata “autorizzata un’assemblea di studenti e lavoratori alla Bocconi ma all’arrivo degli studenti, il rettore aveva vietato l’accesso agli estranei senza libretto universitario con un reparto di più di cento poliziotti”.
La reazione degli studenti non era tardata ad arrivare tanto che, come racconta Franceschi, “mentre gli studenti scappavano, la polizia aveva iniziato a sparare e Roberto era stato colpito alla nuca, morendo così dopo una settimana di coma al Policlinico”.
Il monumento in questione, nato da un gruppo di studenti in collaborazione con Alik Cavaliere e più di cinquanta artisti, si tratta di “un maglio alto 7 metri che – come spiegato dalla Franceschi – rappresenta il lavoro e il fatto che a ognuno di noi devono appartenere i mezzi del lavoro”.
Il progetto di Patrizio Raso parte dalla volontà di creare un workshop su questo monumento perché “è particolare, non celebra il potere come tutti gli altri monumenti, ma è qualcosa che nasce dal basso”.
Da un invito dell’artista “a fare scatti fotografici con persone in strada davanti il monumento, è nata l’idea di lavorare sull’ombra”. Per Raso, infatti, “rappresenta una materia viva che si anima quotidianamente, in cui le persone mantengono il senso del monumento”. Il passo successivo è stato “portare l’ombra del monumento, mediante una sagoma recuperata in strada con un gruppo di ragazzi, in giro per l’Italia assieme ai suoi ideali e Ferrara è la quarta tappa”.
L’obiettivo, infatti, è creare “un tappeto di tessuti portati dalle persone, che raccontano le loro storie, e una volta assemblati in Valcamonica, con la lavorazione al telaio dei ‘pezzotti’, questo tappetto viaggerà e sarà un corpo abitabile perché alcune magliette e pantaloni saranno anche in parte indossabili, entrando quindi letteralmente nei panni dell’altro”.
Le mete del progetto, inoltre, saranno “quelle piazze dove – spiega Patrizio Raso – ci sarà necessità di manifestare a favore dei bisogni della collettività, attivando discussioni pubbliche”.
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