Inchiesta Pma. Altri due sanitari indagati
Si allarga ancora di più l'inchiesta per lo scandalo al Centro di Procreazione Medicalmente Assistita dell'ospedale di Lagosanto
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Spostare il processo da Ferrara a Varese. È la richiesta - già avanzata in indagini preliminari - che la difesa dell'imprenditore ferrarese Andrea Zironi, professionista riconosciuto dal 1989 nel campo della intermediazione e della consulenza nel settore dell'oro fisico da investimento, ha riproposto ieri (venerdì 12 dicembre)
Rintracciato e tratto in arresto un uomo destinatario di un ordine di carcerazione per una pena definitiva pari a 2 anni, 8 mesi e 11 giorni di reclusione
Abuso dei mezzi di correzione è il reato di cui dovrà rispondere un padre che ha 'sculacciato' il figlio usando un bastone
Prima la preoccupazione, poi lo stress e la paura e infine la rabbia. È l'escalation che, dalle prime richieste estorsive subite fino all'uccisione di Davide Buzzi a colpi di lucchetto, avrebbe attraversato il 43enne Vito Mauro Di Gaetano, titolare del bar Big Town
Venticinquemila euro in contanti, da far transitare dalla Caritas alla famiglia della vittima, in cambio del silenzio sulle azioni di don Giuseppe Rugolo, il giovane sacerdote arrestato circa un anno fa a Ferrara e da allora ai domiciliari e oggi a processo davanti al tribunale di Enna.
È quanto la diocesi di Piazza Armerina avrebbe offerto per il silenzio sulle violenze sessuali che il sacerdote avrebbe compiuto tra il 2009 e il 2013 nei confronti di un giovane, che all’epoca dei fatti aveva tra i 16 e i 20 anni.
La circostanza è stata testimoniata da Antonio Ciavola, ex dirigente della Squadra mobile di Enna (ora in servizio a Caltanissetta), sentito per quattro ore nell’udienza di venerdì 29 aprile. Il poliziotto riferito che la proposta venne avanzata dal vescovo Rosario Gisana, ma che il giovane la rifiutò, ritenendola immorale e illecita.
In aula – riporta l’Ansa – sono state lette anche alcune chat a sfondo sessuale intercorse tra Rugolo e alcuni ex alunni della scuola dove per anni ha insegnato, nonché con giovani residenti nel territorio di Ferrara dove il sacerdote era stato trasferito. Secondo gli inquirenti, il modus operandi del giovane prete era teso ad agganciare i giovani in condizione di fragilità psicologica.
“Sentiremo anche la versione del vescovo e dell’avvocato che seguì la trattativa e vedremo quale documentazione in più ci sarà”, commenta l’avvocato Denis Lovison, del foro di Ferrara, componente del collegio difensivo di Rugolo.
“Intanto è stato confermato che nessun materiale pedopornografico è stato ritrovato in nessun dispositivo informatico – prosegue il legale -. Ora aspettiamo di sentire i testi e tra loro il perito informatico. Da rilevare, dato che è stato descritto come un mostro, che lo stesso giorno in cui è stata data esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare, Ciavola fece un appello nella trasmissione ‘Chi l’ha visto’, su Rai Tre, per invitare chi avesse subito abusi a presentarsi: nessuno si è presentato. E ricordo che non esistono testimoni diretti dei fatti, solo persone alle quali dopo anni è stato raccontato che don Giuseppe avrebbe fatto qualcosa, o meglio, indotto qualcuno a fare qualcosa. Siamo fiduciosi, faremo emergere la verità dei fatti”.
La prossima udienza è in calendario il 7 luglio, quando verrà sentita la vittima, parte civile nel processo.
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