Da Ferrara a Parigi, dopo decenni di oblio, Giovanni Boldini riscopre l’attenzione internazionale al Petit Palais di Parigi e il presidente di Ferrara Arte Vittorio Sgarbi, proprio nella capitale francese, ne racconta “la fortuna e il destino” davanti al pubblico dell’Istituto italiano di cultura, su invito di un altro ferrarese in terra francese, Diego Marani, che dell’istituto è direttore.
In una serata con oltre duecento persone, martedì, Sgarbi ha ripercorso l’intera vita artistica del celebre autore ferrarese, nato a Ferrara e morto a Parigi, in una lectio magistralis – aperta dall’assessore Marco Gulinelli – che ha toccato le fasi ferrarese, toscana – il contatto con i macchiaioli – e parigina, il suo rapporto controverso con le avanguardie, il ‘dialogo’ trasversale con dipinti come quelli di Diego Velázquez, Edgar Degas, Claude Monet, l’anticipazione delle sequenze fotodinamiche di Anton Giulio Bragaglia.
Sgarbi ha sottolineato il silenzio, o lo scetticismo, lungo decenni, attorno alla sua arte, la resistenza culturale della critica. Un destino, questo, che lo ha accomunato a Gabriele d’Annunzio. “Un talento indiavolato”, lo definì il celebre Filippo De Pisis, anch’egli ferrarese, mentre il futurista Ardengo Soffici disse che “più che un pittore è un verificatore, anzi un commentatore malevolo che vive in una spregevole società”.
Quello del ferrarese Boldini è quindi stato un virtuosismo – ha sottolineato Sgarbi – inizialmente non tollerato, tanto che uno storico dell’arte come Eugenio Riccomini ammise che “a scuola ci hanno insegnato a detestarlo”, arrivando però a ribellarsi al mainstream della critica di allora e giudicandolo “un ferrarese uscito dalla sua città del silenzio, fugace e anomalo compagno dei macchiaioli, forse l’ultimo dei virtuosi italiani della pittura e forse l’ultimo a stupire il suo pubblico, a lasciarlo a bocca aperta, a strappare l’applauso”.
Sgarbi ha accompagnato le sue parole alla proiezione di decine di immagini dei quadri del pittore ferrarese, soffermandosi in particolare su molte delle opere di proprietà del Comune di Ferrara attualmente in mostra a Parigi, 32 nel complesso, e su alcuni ritratti maschili: “Boldini infatti trovava qualcosa di nervoso e profondo non solo nelle donne, ma anche negli uomini, con eleganza inarrivabile”.
“La personalità di Boldini è unica, è stato un grande ferrarese nel mondo che non si è mai uniformato alle mode, ma ha creato un suo stile, che oggi finalmente il mondo – anche con questa mostra a Parigi che parla di Ferrara – gli riconosce, con nostro grande orgoglio”, ha detto Gulinelli.
Nel pubblico, in sala, anche Paola Bassani ed Elisabetta Sgarbi, editrice che di Boldini ha pubblicato un catalogo generale a firma di Bianca Doria, per la Nave di Teseo.
Nel corso della serata Sgarbi ha parlato anche di Ferrara e della mostra ‘Fakes. Da Alceo Dossena ai falsi Modigliani’, ospitata a palazzo Bonacossi. “Dossena – ha spiegato – ha fatto credere di fare opere come quelle del Rinascimento, con mercanti che le vendevano anche sul mercato americano. Fu difeso e poi assolto da Farinacci, ma fu un grande maestro capace di essere altro, di essere anche un autore del Quattrocento”.
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