Lagosanto
22 Aprile 2022
I ricordi di quattro generazioni di Farinelli negli occhi di una comunità che perde un pezzo di paese

Lagosanto, chiude dopo un secolo lo storico forno

di Redazione | 3 min

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Lagosanto. Con la morte di Maria Teresa Bigoni, deceduta lo scorso 16 aprile a 80 anni, si chiude la storia di un forno che è stato per 130 anni parte integrante del paese e della comunità laghese.

Già con la prematura scomparsa a 60 anni del figlio, Luca Farinelli, l’ultracentenaria attività aveva chiuso i battenti. Ma con loro, e con il Forno Farinelli, se ne va un pezzo di Lagosanto che non tornerà mai più.

A riavvolgere con gli occhi la pellicola di questa tranche de vie è Andrea Pambianchi, il genero, finito in mezzo a queste generazioni di fornai. “La sua vita immersa nella pasta – ricorda a proposito di Teresa – è iniziata quando ha incrociato Luigi Farinelli. Lei, poco più che maggiorenne dentro a quella vita o dietro quel banco, vi è entrata con anima e cuore, poiché davvero dal giorno dopo nonna Maria l’aveva messa sotto, tra banco e impasti”.

E Teresa con dedizione aveva appreso tutta l’arte di una tradizione magica, “facendo confluire segreti singolari con tante cose da lei personalizzate che sono diventati i prodotti che in paese ancora tutti ricordano”.

Bastano i nomi per far affiorare, oltre all’acquolina in bocca, anche i fotogrammi del presente e del passato: la brasadela, al turtion, i luin della “Teresa dal foran”. O ancora il ciopet o la famosa pizza “al Tigin” che ha accompagnato generazioni di bambini mentre passavano per andare a scuola o nel pomeriggio per far merenda.

“Questo forno . riprende Pambianchi -, nel suo momento di gloria, negli anni ‘70, ‘80 e ‘90, in pieno boom economico, era uno dei punti di riferimento del paese”. In mezzo ci sono quattro generazioni di Farinelli, che hanno raccolto simbolicamente il frutto del loro lavoro nel 2020 quando arrivò il premio della guida Best Gourmet 2020 per “il miglior pane della tradizione”.

Quel premio ha radici profonde. Nasce dall’iniziativa dei genitori di Baldo Farinelli che, tra la fine dell’‘800 e gli inizi del ‘900, fecero fiorire questa pianta. “Senza dubbio forse ne furono gli artefici principali, quelli che dal periodo della grande guerra costruirono, quel che poi si è trascinato fino ai giorni nostri – afferma Pambianchi -. Loro indubbiamente erano ancora i lavoratori con la L maiuscola, tra le difficoltà che si incarnavano nel condurre un mestiere così complesso e duro come quello del fornaio, in quel periodo”.

In seguito “Luigi e Teresa sono riusciti con tanta volontà e professionalità a far riflettere di luce propria una bottega di panificazione, fino a farla diventare un punto di passaggio e di riferimento per tutti gli abitanti del paese. Da oltre 100 anni facevano pane per il comunità, non mancando di farlo neanche per un giorno, e anche se con il tempo gli utili si sono assottigliati, vi era sempre un bacino di clientela fedele, con affezionati che venivano anche da altri paesi appositamente per comprare il pane o le cose particolari di Luca e Teresa”.

E tutto questa fatica viene ripagata da una lunga catena di ricordi. Il genero di Teresa va con lo sguardo all’interno di quella casa, “dove gironzolavano tanti bambini, Luca e Cristiana, Enrico Cinzia e Tiberio, tutti nipoti di Baldo e Maria, tutti a parte Luca, oramai lontani dalla panificazione. Anche per loro oggi quelle serrande pesano come un macigno”.

Purtroppo oggi Lagosanto rimane senza forno artigianale “e questo è il dispiacere più grande. È vero anche che il pane oggi lo si può comprare oramai ovunque, ma un fornaio insieme al suo profumo è un’altra cosa”.

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