Attualità
27 Marzo 2022
La regista a Ferrara tra progetti e il ricordo del padre Paolo: “Mi ha spronato ad avere le spalle larghe”

Elisabetta Villaggio racconta la nascita di un film

di Redazione | 3 min

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di Lucia Bianchini

Regista, sceneggiatrice, autrice ed anche docente. È Elisabetta Villaggio, a Ferrara nelle giornate di sabato 26 e domenica 27 marzo in occasione del corso dal titolo ‘Le basi di realizzazione di corto e lungometraggio’, organizzato da Grisù, Ecipar Ferrara, Cna Ferrara e Ferrara la città del cinema, e che terminato il corso racconta la sua carriera e i suoi progetti ad Estense.com.

Su che cosa verteva il corso che si è tenuto a Ferrara? Cosa le piacerebbe che i suoi allievi potessero apprendere dal suo corso?

“Il corso è sulle basi di come affrontare la nascita di un film, da dove partire: idea, ruolo della troupe, da dove si prendono le idee, i diritti, se questi diritti sono da pagare. Vorrei che i ragazzi si incuriosissero e che il mio corso servisse loro a livello pratico, che nel momento in cui scrivono una sceneggiatura, che sia un corto o un film, sappiano ad esempio che non possono inserire i Pink Floyd, che sono i più cari del mondo, visto che tanti registi alle prime armi fanno sceneggiature del genere e quando queste arrivano sul tavolo di un produttore lui le lancia via, non le legge nemmeno. Per cui vorrei insegnare questi primi trucchetti, che ruolo ha ognuno nella troupe, accenni alla televisione, perché tutti i ragazzi vogliono fare gli sceneggiatori o i registi, poi non leggono libri, disprezzano la televisione, mentre è più facile trovare lavoro lì, e ci sono anche dei buoni prodotti, non solo spazzatura”.

Che consiglio darebbe a chi si avvicina oggi a un lavoro come il suo?

“Sicuramente di guardare tante cose, di tutti i generi, se piacciono i gialli guardare anche qualche film romantico, qualche commedia, e i film d’epoca, ci sono film meravigliosi che hanno fatto la storia del cinema, e i ragazzi spesso non li conoscono. Poi sicuramente leggere tanto serve se si vuole raccontare una storia, perché non si può scrivere la propria autobiografia a vent’anni, si deve essere curiosi e imparare il più possibile, rubare dai grandi”.

Come si è avvicinata al mondo della regia?

“Ho fatto documentari, ho scritto sceneggiature, ho fatto un film mai finito, ho scritto dei libri, l’ultimo su mio padre. In questo mondo sono cresciuta, il mio lavoro è stato in gran parte in tv. Papà una volta mi ha portato agli studi Teatro delle vittorie, ora studi Fabrizio Frizzi, dove c’era ‘Canzonissima’, sono entrata dal retro e questo mondo mi ha affascinata da subito”.

Ha progetti in cantiere di cui ci può parlare?

“Ci sono cose su mio padre, qualcosa di televisivo, una puntata sulla sua vita prima di diventare famoso, poi è in ballo una mostra. Poi ho nel cassetto, anzi nel computer, un nuovo libro, per ora solo abbozzato”.

Che rapporto aveva con suo padre Paolo?

“Complesso e difficile, ci siamo scontrati, perché per certe cose eravamo molto simili, poi con gli anni ho capito che mi ha spronato molto ad avere le spalle larghe, ad andare da sola, poi gli ultimi anni quando non stava bene c’è stato un grande riavvicinamento”.

Diversi imitatori, anche a Ferrara, come ad esempio Gianni Fantoni, hanno fatto imitazioni di suo padre. Li conosce?

“Gianni è bravissimo, a me fa impressione: una volta è venuto a casa mia e gli ho detto ‘io chiudo gli occhi e tu fai la voce, ma non una battuta famosa, di’ una frase qualunque’, ed era uguale. Poi c’è anche Victor Quadrelli, romano, giovanissimo”.

È già stata a Ferrara prima?

“Sì sono stata a ottobre 2020, è una città bellissima dove tra l’altro ha vissuto per un periodo la mia bisnonna paterna, che sono venuta a trovare da piccolissima. Poi sono tornata con mio marito e l’ho trovata deliziosa. Il cibo è fantastico, mi è piaciuto davvero molto, e il cappellaccio ferrarese secondo me è molto più buono di quello di Mantova”.

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