Spettacoli
20 Febbraio 2022
Al Teatro Comunale Abbado di Ferrara il classico pirandelliano nella nuova riduzione teatrale di Antonello Capodici

La verità oltre lo specchio con “Uno,nessuno e centomila”

di Redazione | 3 min

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di Federica  Pezzoli

E’ in scena al Teatro Comunale Claudio Abbado di Ferrara fino al 21 febbraio il nuovo allestimento di Antonello Capodici del classico di Pirandello “Uno, nessuno e centomila”, suo ultimo romanzo e summa del suo pensiero, della sua infinita riflessione sull’essere e sull’apparire, sulla società e l’individuo, sulla natura e la forma.

Il regista sceglie un allestimento asciutto ed elegante, un luogo-non luogo che si riempie di visioni e incornicia il flusso di coscienza del protagonista, Vitangelo Moscarda, una discesa nelle inquietudini dell’individuo alle prese con la domanda: “Se per gli altri non ero quello che avevo creduto di essere per me, allora chi ero?”

Una crisi innescata dall’improvvisa rivelazione dell’asimmetria del proprio naso, che mette Vitangelo di fronte all’immagine del sé attraverso lo sguardo degli altri, o meglio degli innumerevoli sé a seconda dello sguardo di colui o colei che si posa su di lui. Ecco allora che lo specchio si rompe e ogni pezzo riflette una diversa immagine, mentre l’io si scompone come in quadro cubista.

Comincia così la decostruzione di Vitangelo, la ‘distruzione’ dei suoi centomila sé, fino a diventare nessuno: la solitudine assoluta, al di fuori e oltre la stessa immagine che noi abbiamo di noi stessi.

Attraverso le quinte create da pareti scorrevoli entriamo nei ricordi di Vitangelo che racconta al “signor Giudice” il proprio cammino verso quella che per chiunque lo circondi è pazzia, mentre per lui è ‘liberazione’. La scena si anima dei personaggi che popolano l’esistenza di Vitangelo e che, fino a quella fatidica mattina nella quale la moglie Dida gli ha fatto notare quei piccoli difetti che ci rendono noi stessi e diversi dagli altri, hanno contribuito – senza che lui se ne rendesse conto – a creare la sua immagine,o meglio a proiettare su lui le tante immagini che loro avevano di Vitangelo Moscarda. “Non riuscirai mai a conoscerti per come ti conoscono gli altri”. E nel prosieguo la riflessione sulla multiformità dell’io diventa riflessione sulla multiformità della realtà stessa e sulla radicale incomunicabilità della verità. “Crediamo di intenderci, ma non ci intendiamo mai”, rivela Vitangelo ad Anna Rosa, l’unico personaggio che sembra provare per lui un sentimento sincero e disiressato, ma che attenta alla sua vita.

A dare una nota di lucida follia a Vitangelo Moscarda con una interpretazione di grande sobrietà, raffinatezza ed eleganza è Pippo Pattavina, attore decano del teatro siciliano e nazionale. Lui è l’uno, mentre i quattro attori che lo circondano sono i centomila, anch’essi multiformi e dunque in grado di interpretare diverse ‘maschere’, quasi a suggerire ancora una volta che dentro ciascuno di noi ci sono multiformi presenze. Questa è l’altra cifra distintiva dell’allestimento di Capodici, incarnata dalla bravissima Marianella Bargilli, interprete di tutte e tre le figure femminili del racconto: l’erotica moglie Dida, la claustrale Maria Rosa, la reietta Diamante, una e tre donne insieme.

Questo “Uno, nessuno e centomila” di Antonello Capodici è un allestimento leggero, moderno, spiritoso e paradossale. Un racconto di specchi in cui si riflettono le diverse verità e avviene la scomposizione della vita.

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