Salute
21 Febbraio 2022
Il direttore del dipartimento di Ausl e Aosp materno-infantile, Fabrizio Corazza: "In gravidanza meglio farlo fra il 2° e il 3° trimestre di gestazione"

Vaccino in gravidanza, lo specialista Corazza: “Preservano il benessere della donna e del feto”

di Redazione | 3 min

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Fabrizio Corazza

Gli studi più recenti concordano: le donne in gravidanza che si vaccinano contro il Covid sono più protette dalle complicanze da infezione Sars covid 19.

Il periodo migliore per la vaccinazione nell’arco della gravidanza è “il secondo e il terzo trimestre di gestazione”, come spiega il direttore del dipartimento materno infantile di Ausl Ferrara e Aosp Fabrizio Corazza, citando le evidenze scientifiche degli ultimi studi fatti a livello nazionale (studio Itoss) cui hanno partecipato anche le unità di ostetricia e ginecologia di Cento e Cona oltre a studi internazionali. Tali studi spiegano meglio gli effetti dei vaccini per arginare la Sars-Cov 2 nelle donne che aspettano un bambino. In questo senso la vaccinazione è uno strumento centrale per proteggere le donne e di conseguenza i neonati.

“Si è evidenziato nel tempo che il vaccino è in grado di diminuire gli effetti sfavorevoli della malattia sul benessere materno-fetale”, sostiene lo specialista che è anche il direttore dell’Unità di ostetricia e ginecologia dell’Ospedale Santissima Annunziata di Cento.

Le evidenze scientifiche hanno dimostrato, con il passare dei mesi, che la donna gravida quando contrae l’infezione da Covid 19 ha un rischio più alto di abortire o di avere un parto pretermine. Si aggiunge anche l’incidenza aumentata del taglio cesareo. “Si è notato anche – aggiunge Corazza – che le donne con infezione da Covid-19 in gravidanza sono a maggior rischio di sviluppare gravi patologie gravidiche quali preeclampsia, eclampsia o sindrome Hellp con conseguente aumento dei ricoveri ospedalieri e sul versante neonatale va considerata la ricaduta in termini di gravi complicanze, compresa la permanenza in Tin (Terapia intensiva neonatale) per più di 7 giorni.

Già dalla prima ondata si è evidenziato che le gravide erano una popolazione fragile e che la gravidanza stessa rappresentava un fattore di rischio per la malattia grave da Covid 19. Si offre quindi la vaccinazione a tutte le gravide, soprattutto per quelle esposte al rischio di sviluppare una malattia grave (donne con fattori di rischio come età maggiore di 30 anni, Bmi (indice di massa corporea) >=30, ipertensione, diabete).

La vaccinazione, inoltre, viene proposta a tutte le puerpere che ritengono di farla subito dopo il parto o durante il periodo dell’allattamento visto che non è rilevata alcuna presenza significativa di mRNA vaccinale nel latte materno oltre ad avere prove scientifiche di conferma della presenza nel latte materno di anticorpi specifici anti-Covid, anche dopo 4 mesi dalla seconda dose vaccinale.

Il direttore Corazza spiega che è possibile aderire alla vaccinazione in corso di ricovero afferendo al percorso vaccinale dell’ospedale Santissima Annunziata di Cento. Il reparto dopo l’ultima ondata di Covid 19 ha ripreso a funzionare a pieno regime e oggi è dotato di due sale parto tradizionali e di una terza sala in cui è presente la vasca per poter aiutare le future mamme a gestire il dolore nel momento del travaglio e del parto. “A Cento c’è un’attenzione particolare per favorire il parto fisiologico. Il percorso è meno medicalizzato e si tende ad avvicinarsi ai desideri delle future mamme”, aggiunge il direttore che puntualizza: “Durante il travaglio c’è la possibilità di utilizzare libertà di movimento, posizioni alternative, aromaterapia, musicoterapia. E tutto questo avviene in un ambiente accogliente e incentrato sul rapporto ‘one to one’ tra ostetrica e partoriente per aumentare l’empatia di tutta l’equipe e creare un rapporto che faccia sentire le gravide in un ambiente familiare e confortevole”.

Le gravide che accedono all’ambulatorio della ‘gravidanza a termine’ vengono selezionate e sottoposte a tampone per Covid-19. Se dovessero risultare positive vengono poi indirizzate al centro Hub di riferimento tramite un percorso condiviso con l’azienda ospedaliera.

Nel caso, però, si presentasse una gravida Covid positiva in travaglio di parto, il punto nascita “è comunque organizzato per accoglierla, assisterla e isolarla in ambienti dedicati sia in reparto che in sala parto, garantendo comunque alla neomamma e al nascituro un ambiente confortevole e la migliore assistenza possibile”, chiude lo specialista.

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