Successo per il concerto al ‘ritmo’ di Art Kane
La Sala Estense di Ferrara ha vibrato ieri sera, mercoledì 7 maggio 2025, al ritmo di Art Kane – What The Pictures Sound Like. Esplorazioni sonore delle leggendarie fotografie di Art Kane
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Provengono da Grotta di Fumane e da Riparo Tagliente, due dei siti archeologici oggetto di campagne di scavi dirette dall’Università di Ferrara, alcuni dei tesori preistorici più antichi che saranno esposti nella sezione dedicata alla Preistoria e Protostoria, dal Paleolitico all’Età del Bronzo, del Museo Archeologico Nazionale di Verona, inaugurata ieri, 17 febbraio.
Si tratta della famosa pietra dipinta, nota come lo “Sciamano”, considerata tra le più antiche rappresentazioni umane al mondo, riferibili all’attività artistica dei primi Sapiens (40.000 Bp, Paleolitico superiore). La prestigiosa scoperta era stata compiuta dal professor Alberto Broglio, precedente direttore delle ricerche a Grotta di Fumane, attualmente in carico al professor Marco Peresani del dipartimento di Studi Umanistici di Unife.
“Grotta di Fumane vanta una ricchezza archeologica e paleoantropologica sulla vita dell’Uomo di Neandertal e dei primi Homo sapiens, di rilevanza unica nel panorama internazionale – commenta il professor Peresani – Ne è dimostrazione lo ‘Sciamano’, una pietra calcarea sulla quale, in ocra rossa, è raffigurato un personaggio che indossa un copricapo, ad oggi, una delle più antiche figure teriomorfe (figure di uomo-animale) del pianeta”.
Anche a Riparo Tagliente è dedicata un’intera sala che ospita pregevoli opere d’arte prodotte dai cacciatori-raccoglitori del Paleolitico superiore e la più antica sepoltura sinora rinvenuta nell’arco alpino.
“Da questo sito – spiega la professoressa Federica Fontana del dipartimento di Studi Umanistici di Unife e attuale responsabile delle ricerche condotte da oltre cinquant’anni dall’ateneo ferrarese a Riparo Tagliente, avendo sostituito nel 2009 alla direzione il professor Antonio Guerreschi – emergono eccezionali momenti della vita, dell’ambiente e delle culture dell’umanità del tardo Paleolitico”.
L’allestimento del nuovo Museo Archeologico è stato affidato all’architetto Chiara Matteazzi su progetto scientifico della dottoressa Federica Gonzato, condiviso con il Comitato scientifico di cui è membro il professor Marco Peresani e prevede oltre alle sezioni dedicate alla Preistoria e alla Protostoria, che documentano un lasso di tempo che va da circa 200.000 anni fa sino al primo secolo a.C., una ulteriore sezione che accoglierà reperti dell’età celtica e romana, oltre ad uffici, biblioteca e spazi per incontri, mentre il piano terra sarà destinato a documentare l’età altomedievale.
“Complessivamente l’investimento supererà i 3 milioni di euro, integralmente finanziati dal Ministero alla Cultura – afferma il dirigente della direzione regionale Musei Veneto, Daniele Ferrara – Aperta al pubblico la sezione riservata alla preistoria e alla protostoria, contiamo di avviare molto presto il cantiere per la sezione romana, mentre con fondi assegnati tramite il Pnrr metteremo a cantiere anche il piano terra per completare quello che si prefigura come uno dei più importanti musei archeologici italiani”.
Il percorso, predisposto con la collaborazione dell’Università di Ferrara, dell’Università di Trento e della Soprintendenza Sabap di Verona, si articola in una serie di sottosezioni dedicate ai principali siti preistorici e protostorici, dal Paleolitico rappresentato dalla famosa pietra dello “Sciamano” proveniente dalla Grotta di Fumane e da numerosi altri reperti provenienti dallo stesso sito, e da quello prossimo di Riparo Tagliente, entrambi sui Monti Lessini, passando attraverso il Neolitico e l’età del Rame, fino all’età del Bronzo, con l’esposizione dei materiali provenienti dai siti palafitticoli inseriti nella lista Unesco del veronese, e all’età del Ferro.
Risalgono all’Età del Bronzo antico, lo straordinario esemplare di vaso a bocche multiple recuperato durante lo scavo archeologico della Palafitta del Laghetto del Frassino presso Peschiera del Garda. Dallo stesso sito provengono anche ceramiche con decorazioni incise, conchiglie, metalli e utensili in osso, pietra e legno. Sempre dal Garda, rinvenuti ad una profondità di circa tre metri, provengono una tazza dell’Età del Bronzo antico e alcuni resti paleobotanici, tra i quali una spiga carbonizzata di farro.
Dal sito di Pila del Brancon, a Nogara, provengono spade ripiegate, cuspidi di lancia, pugnali ed altri elementi laminari contorti, materiali che possono essere riferiti ad una fase iniziale dell’età del Bronzo finale.
Notevoli e numerosi gli oggetti da ornamento esposti nel nuovo museo e tra essi spicca il magnifico spillone scoperto presso la palafitta de La Quercia a Lazise, lungo più di mezzo metro, con larga testa a disco e gambo ritorto.
Dal 18 febbraio 2022 il Museo Archeologico Nazionale di Verona sarà aperto al pubblico nei giorni di venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 18.
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