Eventi e cultura
17 Febbraio 2022
La nuova riduzione teatrale del romanzo di Luigi Pirandello è firmata da Antonello Capodici

Prosa. “Uno, nessuno e centomila” al Comunale

di Redazione | 3 min

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Pippo Pattavina e Marianella Bargilli sono i protagonisti di “Uno, nessuno e centomila”, in scena al Teatro Comunale di Ferrara da venerdì 18 febbraio per la stagione di prosa 2021/2022. La nuova riduzione teatrale del romanzo di Luigi Pirandello è firmata da Antonello Capodici. Nel cast anche Rosario Minardi, Giampaolo Romania e Mario Opinato.

Lo spettacolo è in cartellone al Teatro Abbado venerdì 18 e sabato 19 febbraio alle ore 20.30, domenica 20 febbraio alle ore 16. Lo spettacolo, una produzione ABC Produzioni e ATA Carlentini, ha debuttato di recente in Sicilia e ora arriva a Ferrara. Verrà proposto, con una recita dedicata, anche alle scuole del territorio.

Ritorna l’appuntamento aperto al pubblico con gli attori, previsto per sabato 19 febbraio alle ore 12 al Ridotto del Teatro. Coordina l’incontro con la compagnia Marcello Corvino, direttore artistico dell’Abbado. Ingresso gratuito fino a esaurimento dei posti disponibili).

Pubblicato a puntate nel 1925, in versione definitiva l’anno dopo, ma iniziato nel decennio precedente, l’ultimo romanzo di Pirandello è la summa del suo pensiero, della sua infinita riflessione sull’essere e sull’apparire, sulla società e l’individuo, sulla natura e la forma. L’autore stesso, in una lettera autobiografica, definisce “Uno, nessuno e centomila” come il romanzo “più amaro di tutti, profondamente umoristico, di scomposizione della vita”.

“Un’opera attualissima – spiega il regista Antonello Capodici – nella descrizione della perdita di senso che l’uomo contemporaneo subisce a fronte del sovrabbondare dei grandi sistemi antropologici e sociali, che finiscono con l’annullarlo, inglobandolo: dallo Stato alla famiglia, dall’istituto del matrimonio al capitalismo, dalla ragione alla follia”.

In scena l’eleganza di un maestro come Pippo Pattavina: spensierato narratore in “flashback”, furente doppio di sé nelle vicende più dolorose. Dona a Vitangelo Moscarda una connotazione sulfurea, ambigua, provocatoria, talvolta perfino spiazzante. Una sola attrice – il “femminile” mutevole, soggiogante, oscuro e ambiguo di Marianella Bargilli – interpreta sia la moglie Dida che la “quasi amante” Maria Rosa, provocantemente ingenua.

“Non tragga in inganno la struttura tradizionale del romanzo d’origine – avverte ancora Capodici – che ribolle delle stesse ferocie familiari che hanno reso l’autore l’intelligenza più acuta, crudele, definitiva di tutto il Novecento. Oggi parleremmo di “disfunzionalità” e “disturbi del comportamento”. Pirandello, infatti, anticipando di decenni le conclusioni della “Gestalt”, descrive, in realtà, dei sintomi. Scopre, fra le pieghe di un apparente “feuilleton”, una vasta rete di disturbi e nevrosi, epitome di un più ampio malessere, che contagia le società moderne come, tutt’oggi, le intendiamo”. Capodici restituisce una fedele ripresa del tema dell’essere e dell’apparire presenti nel romanzo  pirandelliano. L’allestimento, quasi pittorico, crea un luogo non-luogo in cui le vicende e i pensieri dei protagonisti prendono forma. Le musiche originali sono di Mario Incudine, le scene di Salvo Manciagli, i costumi firmati dalla Sartoria Pipi di Palermo.

L’elemento scatenante dell’opera pirandelliana è la constatazione di Vitangelo Moscarda (Pippo Pattavina) di avere un naso leggermente disallineato, complice l’ingenua osservazione della moglie Dida (Marianella Bargilli). Un fatto da poco conto, sembrerebbe, che invece diviene un dramma: crollano le sicurezze acquisite, come l’esistenza stessa dei protagonisti. E poi c’è Gengè, che è sempre Moscarda, soprannome con cui la moglie chiama il suo Vitangelo, quella sua parte così distante da come lui appare agli altri. Ricomporre le centomila parti di sé diventa l’obiettivo di Moscarda: parte da un gesto plateale di generosità, per riscattare la sua condizione sociale di usuraio. Questa azione improvvisa e inaspettata, gli si ritorce contro. Per la società deve restare ciò che è. La sua maschera non può, non deve cambiare.

Venerdì 18 febbraio, in occasione dello spettacolo, con “Biblioteca di sera” sono a disposizione del pubblico, per la consultazione, dei testi inerenti alla rappresentazione e un opuscolo con una bibliografia di approfondimento. L’iniziativa vede la collaborazione della Biblioteca del Teatro Comunale con la Cooperativa Le Pagine. “Biblioteca di sera” e “Incontro con la Compagnia” sono attività realizzate grazie al contributo concesso alla Biblioteca della Fondazione Teatro Comunale dalla Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali del Ministero della cultura.

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