Cassa integrazione. A Ferrara in aumento del 24%
Continua a crescere la cassa integrazione in Emilia Romagna (+31% rispetto al 2024, +113% rispetto al 2023) con il primo trimestre del 2025 che ha fatto segnare il picco di 19 milioni di ore
Continua a crescere la cassa integrazione in Emilia Romagna (+31% rispetto al 2024, +113% rispetto al 2023) con il primo trimestre del 2025 che ha fatto segnare il picco di 19 milioni di ore
Per capire come prevenire la contaminazione da Pfas, i gruppi territoriale e consiliare del Movimento 5 stelle hanno organizzato un incontro dal titolo “Acque contaminate: contro l’inquinamento da pfas per un ambiente sostenibile”, che si terrà venerdì 9 maggio nella sala refettorio di via Boccaleone 19
Gli studenti della Consulta Provinciale Studentesca di Ferrara si sono riuniti presso gli uffici del Provveditorato agli Studi e hanno incontrato i rappresentanti della Scuola di Sviluppo Territoriale di Ferrara
Parte mercoledì 7 maggio da Porporana "Ancora...con le Frazioni!", il progetto che prevede una serie di appuntamenti organizzati dal Comune di Ferrara e aperti a tutta la cittadinanza
Gli Uffici Relazione con il Pubblico stanno conducendo un'indagine di Customer Satisfaction per rilevare la soddisfazione dei cittadini sulla qualità dei propri servizi erogati all'utenza
di Cecilia Gallotta
Non solo un “taglia e cuci”. Ma un tentativo di limitare al minimo il danno, l’impatto emotivo e il trauma nei pazienti che varcano la sala operatoria. È il principio su cui si basa la Neurochirurgia Mininvasiva (Minimal Invasive Neuro Surgery), che la dottoressa Roberta Schivalocchi applica quotidianamente al reparto di Neurochirurgia di Cona, dopo aver appreso ed affinato la tecnica dal luminare australiano Charlie Teo durante un praticantato di quattro mesi a Sydney.
Ci racconti il suo percorso. Era già a Ferrara prima dell’esperienza a Sydney? Come è venuta a conoscenza di questa tecnica e come mai ha deciso di partire?
“Vivo a Ferrara dai tempi dell’università, mi sono laureata e specializzata qui. Durante l’ultimo anno di specialistica sono andata ad un congresso a San Francisco e lì ho conosciuto Charlie Teo, un personaggio che è stato addirittura eletto uomo dell’anno e che già aveva uno dei più grandi centri di ricerca a Sydney, al Prince of Wales Hospital. Mi parlò della Mininvasiva, che mi affascinò subito tantissimo, e mi propose di seguirlo in Australia per apprendere ed affinare questa tecnica, cosa che feci nel 2013”.
Può spiegare ai non addetti ai lavori in che cosa consiste esattamente, e perché è da preferire alla neurochirurgia classica?
“Già il nome un po’ lo spiega. Prima ancora di una tecnica, è una cultura, un approccio al rispetto del nostro corpo, che si pone come obiettivo il tentativo di lederlo il meno possibile. La neurochirurgia classica è molto invasiva, anche nell’immaginario comune i pazienti sono tutti rasati, con delle enormi cicatrici sulla testa e tumefatti dal gonfiore e dai sanguinamenti. Ho avuto il caso di un meningioma su una paziente che, con la
neurochirurgia classica, sarebbe stata trattata con il cosiddetto approccio bifrontale, ossia avrei dovuto effettuare un taglio lungo tutta la testa, da una parte all’altra. Invece ho effettuato un piccolo taglio appena sopra il sopracciglio, e sono arrivata alla patologia dalla parte opposta, cosicché non ho dovuto ricorrere alla tricotomia, lei avrà ancora tutti i suoi bei capelli, e la cicatrice era talmente piccola che non si vede già più. Oltretutto è stata meno ore sotto i ferri. Per questo la chiamo sempre ‘la neurochirurgia del rispetto’ “.
Viene spontaneo chiedersi come mai in Italia non sia ancora diffusa questa tecnica e a Ferrara, al momento, sia solo lei ad applicarla.
“Purtroppo c’è molta sfiducia nella novità e tanta disinformazione. Oltretutto, ci vuole impegno, dedizione e bravura, perché operare in spazi piccoli è difficoltoso. Più grande è il taglio, più ampia è la visuale, e tante volte quest’ultimo approccio risulta più ‘comodo’ al chirurgo, a discapito però dell’impatto sul paziente. La Mininvasiva, poi, decide un approccio specifico per ogni caso, mentre la neurochirurgia classica è molto più
schematica. Inoltre ho riscontrato una sorta di ‘effetto placebo’ a rovescio nei pazienti, che quando escono mezzi distrutti dopo otto ore di sala operatoria, si convincono che il chirurgo sia il loro salvatore e non ci fossero alternative a tenersi un enorme cicatrice sulla testa e metà dei capelli rasati o che potrebbero far fatica a ricrescere. Io ho operato patologie altrettanto gravi in meno ore, e i pazienti hanno avuto una degenza talmente rapida che non hanno quasi avuto percezione di quanto la loro patologia fosse grave”.
Parlava di sfiducia e disinformazione…
“Sì, la maggior parte della gente tende ancora ad andare fuori Ferrara e rivolgersi altrove per i grossi interventi di neurochirurgia, perché in molti non sono a conoscenza di questa tecnica, né del fatto che la attuo nel nostro reparto. E spesso l’antipatia che i cittadini si portano dietro nei confronti dell’ospedale di Cona, li porta ad essere prevenuti. Addirittura alcuni medici di base dei miei pazienti hanno affermato di non sapere che a Ferrara ‘facessimo queste cose'”.
Con queste premesse, è possibile secondo lei che si riesca a diffondere prima o poi?
“Io la sto insegnando ai miei specializzandi, che mi danno tantissima soddisfazione perché mi accorgo che si rendono conto di quanto sia vantaggiosa rispetto all’approccio classico. Inoltre, ho da poco aperto una pagina Instagram che si chiama “neurorobi.chiru”, in cui illustro, attraverso simpatici sketch in speed drawing, alcuni dei miei casi e la modalità con cui ho proceduto. È un modo in cui spero di poter arrivare ai
più, in cui cerco di spiegare anche a chi non se ne intende ciò che faccio. Un modo, insomma, per sdoganare il timore reverenziale che c’è verso la neurochirurgia tradizionale”.
OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:
Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com