Da alcuni mesi procede il percorso di sperimentazione dell'infermiere di famiglia e comunità in città. Colombi (Ausl): "L'obiettivo è avere una figura che entri nei quartieri e nelle famiglie"
L’Ausl più vicina ai ferraresi con le sue “sentinelle” della salute
Il 10 novembre si costituisce Confcooperative Romagna-Estense. L’assemblea di fusione tra Confcooperative Romagna, 523 aderenti, e Confcooperative Ferrara con 89 cooperative, darà vita a una delle unioni territoriali più grandi d’Italia, sia per numero di cooperative che per estensione territoriale e comprenderà 4 province: Ferrara, Forlì̀-Cesena, Ravenna e Rimini
Cresce la rete di defibrillatori automatici, presenti sul territorio provinciale. Giovedì (6 novembre) mattina, presso i locali del 118 della Casa di Comunità Cittadella San Rocco, si è svolta la consegna ufficiale dei defibrillatori semiautomatici (Dae) destinati a otto centri sociali Ancescao del territorio
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Profonda commozione e dolore a Cento e Renazzo per la scomparsa di Giovanni Negrini, morto a soli 17 anni dopo aver affrontato con straordinario coraggio una lunga malattia. Grande appassionato di basket, Giovanni aveva militato nelle giovanili della Benedetto 1964, indossando con orgoglio la casacca numero 41
"Il Partito Democratico non ha mai parlato di razzismo, né negato che parte importante del fenomeno riguardi minorenni stranieri". È questa la "semplice verità" con cui Giada Zerbini, segretaria del Partito Democratico di Ferrara, risponde al sindaco Alan Fabbri
Ambulatorio via Cassoli
Da alcuni mesi, anche la provincia di Ferrara ha avviato il percorso di sperimentazione per avere le proprie “sentinelle“. È così che Marika Colombi, responsabile della direzione infermieristica Ausl, definisce il nuovo ruolo dell’infermiere di famiglia e comunità, ossia un innovativo “modello assistenziale che si sta implementando nel distretto Centro-Nord, e in particolare in città”.
Attualmente, l’Azienda Usl ha arruolato otto infermieri e attivato quattro sedi ambulatoriali, distribuite tra la Cittadella San Rocco, la struttura sanitaria di via Gandini, l’ambulatorio di via Cassoli e la Casa della Salute di Pontelagoscuro, a cui si aggiunge in integrazione la sede di Barco a giorni alterni, attive dal lunedì al venerdì in un orario variabile tra le 8.30 e le 18.30, mentre il sabato solamente alla mattina.
Questa disposizione permette “di raggiungereoltre il 50% della popolazione cittadina” spiega Colombi, “pur sapendo che lo standard a cui dobbiamo attendere è di un infermiere ogni circa 2.500 abitanti, che già ci fornisce la dimensione della funzione importante di questa figura, che deve entrare nei quartieri, nelle famiglie ma soprattutto nelle comunità, e per questo deve avere un ambito di azione legato alla territorialità e a un nucleo di cittadini circoscritto“.
Diverse le modalità con cui le “sentinelle” vengono allertate, come nel caso di un percorso di dimissioni di un paziente dall’ospedale o per le segnalazioni di un’eventuale problematica da parte uno specialista, fino alla loro attivazione in contesti socio-sanitari come strutture sociali o scuole. Inoltre, l’obiettivo è tessere relazioni anche con farmacie, parrocchie e i diversi attori sociali sul territorio di riferimento.
“Gli infermieri di famiglia e di comunità – aggiunge poi la responsabile – intercettano le problematiche e le orientano in percorsi di cura e prevenzione, costituendo uno snodo all’interno della rete delle cure territoriali, articolandosi con la medicina generale, la pediatria di libera scelta o con gli specialisti ospedalieri. Un vero e proprio anello mancante che dovrà garantire la risposta di prossimità anche in contesti diversi da quelli cittadini”.
“Questa nuova figura – precisa Colombi – non si sostituisce, masi integra, all’infermiere dell’assistenza domiciliare, che ha un percorso di attivazione in cui c’è un inizio, una presa in carico e solitamente una conclusione, e si occupa di elementi legati ad alcune attività prestazionalicome le medicazioni, i prelievi ematici o il controllo di alcuni dispositivi medici“.
A tal proposito, conclude, l’infermiere di famiglia e comunità “collabora nella gestione di casi complessi, ma garantisce alla comunità e all’utenza dei percorsi legati all’orientamento nei servizi sanitari e socio-sanitari, educando e informando rispetto all’aderenza terapeutica fino a percorsi di promozione della salute ancora prima della problematica cronica“.
La sperimentazione durerà tre mesi. Dopodiché, dal momento che il progetto è inserito in un protocollodi ricerca approvato dal comitato etico di Area Vasta Emilia Centro, i dati raccolti verranno analizzati per strutturare la contestualizzazione del programma in altri territori provinciali, già esteso ai distretti Sud-Est e Ovest in queste ultime settimane.
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