All’interno dei cantieri ma anche in canne fumarie, coibentazioni e altre matrici di edifici comuni. Data la larga diffusione avuta in passato, non è così improbabile essere entrato in contatto con l’amianto nel corso della vita.
Per riconoscere l’esposizione alle fibre di questo materiale cancerogeno che causa il mesotelioma maligno della pleura, un gruppo di ricercatrici e ricercatori Unife guidati dal professor Mauro Tognon e dalla professoressa Piera Boschetto, ha identificato un nuovo marker molecolare.
“Il biomarcatore è una piccola molecola presente nel sangue, denominata microRNA 197-3p. La nostra ricerca ha dimostrato che la concentrazione del microRna 197-3p diminuisce nelle persone che sono state esposte alle fibre di amianto” illustra il professor Tognon.
Gli studiosi hanno anche dimostrato come il microRna 197-3p diminuisce in maniera inversamente proporzionale al livello di esposizione: “La proporzionalità significa che più fibre di amianto sono state respirate nel tempo, minore è il livello del microRna 197-3p che rileviamo nel sangue” precisa il professore.
Lo studio apre nuove prospettive nel follow-up e nella cura delle lavoratrici e dei lavoratori ex esposti all’amianto.
“Le persone lungamente esposte alle fibre di amianto per via del loro lavoro oggi vengono monitorate con schermografia al torace, spirometria e un’analisi dei principali parametri del sangue. Queste indagini cliniche potrebbero essere affiancate dall’analisi del livello del biomarcatore, il quale potrebbe fornire ulteriori informazioni. Ad esempio, se la concentrazione del biomarcatore rimane stabile potrebbe indicare la stabilizzazione delle condizioni” spiega Tognon.
Inoltre, il microRna 197-3p potrebbe diventare un importante parametro da prendere in considerazione anche dalle indagini legali per verificare l’esposizioni da fibre di amianto.
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