Malore al Tecnomat. I dipendenti lo salvano in videochiamata col 118
Si è improvvisamente sentito male, cadendo a terra dopo aver accusato un malore, ma - fortunatamente per lui - la tempestività del personale del negozio gli ha salvato la vita
Si è improvvisamente sentito male, cadendo a terra dopo aver accusato un malore, ma - fortunatamente per lui - la tempestività del personale del negozio gli ha salvato la vita
Sarebbe stato minacciato, insieme alla sua famiglia, per la sua attività di collaboratore di giustizia, mentre era detenuto nel carcere di via Arginone. Protagonista della vicenda è un 40enne friulano che oggi, per quei fatti, avvenuti tra il 2016 e il 2017, è parte offesa nel procedimento aperto in tribunale a Ferrara contro il 48enne Filadelfio Vasi, capò ultra dei Blood&Honour del Varese Calcio
Ci sono già le prime due richieste di rito abbreviato e di messa alla prova per i trentasette imputati, all'epoca dei fatti tutti detenuti a Ferrara, finiti a processo con le accuse a vario titolo di danneggiamento, resistenza a pubblico ufficiale, incendio e lesioni aggravate per la rivolta nel carcere di via Arginone
"Domani mi sarei dovuto sposare. Ho dovuto rinviare tutto" e quando gli hanno chiesto perché ha risposto: "Perché il prossime mese non so se ho da mangiare". Questa è la testimonianza di uno dei lavoratori di Rexnord, Iuri Carli, che insieme a Sabrina Turra e Diego Zaghi ci racconta il fulmine a ciel sereno che li ha colpiti lunedì mattina quando è arrivata quella "maledetta" pec dalla direzione aziendale
Altri quattro 'seguaci' dell'ex vicesindaco Nicola Lodi andranno a processo per diffamazione in concorso nei confronti di Diego Marescotti. A finire nei guai ora sono tre uomini - due ferraresi e uno di Reggio Emilia - di 61, 58 e 54 anni e una donna ferrarese 54enne
di Cecilia Gallotta
Il giro del mondo in poco più di sei minuti. È quanto è riuscito a fare il fotografo ferrarese Andrea Bighi con il suo primo cortometraggio “Una foglia”, che con tre premi, cinque nomination e due proiezioni fuori concorso, si è aggiudicato il titolo di miglior debutto cinematografico e miglior fotografia in diversi festival cinematografici fra Giappone, India, Irlanda del Nord Russia e Uruguay.
Com’è nata l’idea? Avevi l’obiettivo di raggiungere simili risultati?
“Assolutamente no. L’idea è nata un po’ per caso, ma non sarei onesto se non menzionassi il mio carissimo amico Giovanni Grappa, che, appassionato di scrittura, ha steso questo racconto breve: l’idea di metterlo in video e farne un cortometraggio è stata mia, ma abbiamo comunque lavorato insieme, e il merito va ad entrambi. Diciamo che è stato un esperimento: volevo vedere se saremmo stati capaci di realizzare un cortometraggio, e ce l’abbiamo fatta. L’abbiamo girato in un fine settimana di gennaio del 2019, e in primavera era già pronto. Pensa che per un anno l’ho fatto vedere solo ad amici, parenti e conoscenti, ma non mi è mai balenata l’idea di mandarlo a concorsi cinematografici fino al periodo del lockdown. Lì, preso dalla noia, ho iniziato ad inviare il lavoro a diversi festival e, incredibile ma vero, abbiamo raggiunto un sacco di risultati”.
Come l’avete realizzato? Vi siete autofinanziati?
“A costo zero. Io, avendo già l’attrezzatura da fotografo professionista, l’ho adattata al video. Quindi con la parte ‘tecnica’ me la sono cavata. La difficoltà maggiore è stata quella di trovare qualcuno disposto a recitare pro bono. Alla fine, a rendersi disponibile è stato Jorge Valendel, che molti ferraresi avranno sicuramente visto passeggiare da via XX Settembre un via Saraceno: fa quella strada tutti i giorni, vestito elegante, col suo bastone. Ha avuto una vita incredibile e rocambolesca, ci ha raccontato di essere stato cantante di tango argentino e di aver già recitato in un film sugli hippies, negli anni Sessanta. In effetti, per avere la sua età, era piuttosto a suo agio di fronte all’obiettivo”.
Oltre alle mura di Ferrara, c’è anche una scena d’interno. Dove è stata girata?
“Allo Studio Carmelino, di Flavia Franceschini. Un posto incredibile che andrebbe visto almeno una volta nella vita. Il luogo ideale per girare la scena del vecchio artista che rientra nel suo studio”.
Il messaggio sulla caducità della vita traspare abbastanza chiaro dal cortometraggio. C’è una scena però, in cui il protagonista sembra risollevarsi dalla malinconia dipingendo una foglia trasparente. Qual è l’intento simbolico?
“Può avere diverse interpretazioni, e l’intento è proprio quello di lasciare libero lo spettatore di carpirne il significato che sente più suo. Comunque, da quella scena c’è sicuramente una rivelazione di rinascita, come si evince anche dal modo in cui il protagonista innalza le braccia al cielo, alla fine, in un movimento quasi cristiano, di fronte agli alberi spogli, che un giorno sbocceranno ancora”.
Oltre ai premi vinti, ‘Una foglia’ è arrivato finalista come miglior cortometraggio, miglior idea originale e miglior musica.
“Sì, e grazie ad uno staff tutto ferrarese. Le musiche, per esempio, sono di Edoardo Robert Elliot, che ha lavorato come si faceva una volta nel cinema, cioè adattando la musica a video già ultimato. Adesso i videomaker, per risparmiare tempo e avere già una traccia, tendono ad adattare il video alla musica. Il risultato è stato ottimo”.
Avete altri progetti per il futuro?
“Posso dire quasi con certezza di sì. Ci è piaciuto davvero tanto riuscire a realizzare questo corto, e vorrei cimentarmi in un lungometraggio, magari restando sempre fra le mura ferraresi e valorizzando il territorio locale che, a questo proposito, ha tantissimo da offrire”.
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