di Cecilia Gallotta
Non meno di duecento persone, solo per Yaya. Il corteo che sabato pomeriggio ha sfilato da piazzale Giordano Bruno a piazza municipale, non è stato soltanto un simbolo di ricordo per l’operaio ventiduenne guineano che la scorsa settimana ha perso la vita durante il suo terzo giorno lavorativo, in quel magazzino numero 9 dell’Interporto di Bologna che ha sancito la fine della sua esistenza.
“Oggi lottiamo per capire come sia accaduto, ma anche perché questo cominci finalmente a non succedere più” riesce a dire il fratello di Yaya Yafa, presente al corteo, in un fugace momento in cui le lacrime hanno lasciato il posto alla parola. “Dopo la morte di Yaya, altre tre persone sono morte sul lavoro soltanto in Emilia-Romagna, ed è accaduto in pochi giorni” affermano ai microfoni i connazionali della vittima, ricordando che “poco importa la nazionalità, quando si tratta di diritti e di tragedie come questa”.
“Faccio l’autista di camion da tanti anni, conosco bene l’Interporto e il luogo in cui Yaya ha perso la vita – racconta il connazionale Mosè durante il corteo – e chiedo a tutti voi una sola cortesia: non firmate più contratti di lavoro di quattro giorni, o a condizioni che tolgono la dignità. Tutti noi abbiamo bisogno di un lavoro per poter vivere, ma questo non deve prevaricare la nostra dignità e la nostra umanità. Non possiamo rischiare che ne vada della nostra vita”.
Un applauso scrosciante e un coro sentito quello cha ha seguìto le parole di Mosè, che ha toccato il punto cruciale del sistema lavorativo odierno, sempre più incentrato su sfruttamento, paghe basse e scarsa sicurezza, facendo leva proprio sul bisogno crescente della gente. “Finché permettiamo che ci sottopongano queste condizioni, continueranno a farlo. Svegliatevi! – esorta Mosè – Tutti insieme abbiamo il potere di non far più succedere tutto ciò”.
Sebbene al momento l’unico indagato per omicidio colposo sia il camionista di 52 anni alla guida del tir che ha travolto il giovane operaio, le indagini dei carabinieri di Molinella circa le eventuali falle nel sistema di sicurezza dell’Interporto si stanno dirigendo verso la catena di appalti e subappalti dietro l’assunzione del ragazzo, nel tentativo di raggiungere l’obiettivo riportato sulle centinaia di cartelli presenti al corteo: quello di una “giustizia per Yaya”.
Presenti, fra i cori e gli striscioni, anche il segretario generale della Cigl Cristiano Zagatti e l’ex sindaco Tiziano Tagliani, nonché il presidente di Cittadini del Mondo Adam Atik, che ritiene “impensabile, nel 2021, vivere in uno stato, ma ancor prima in una Bologna o in una Ferrara, dove il profitto e gli interessi economici dei datori di lavoro vengano prima della tutela. Ad oggi – prosegue Atik – lo trovo francamente un fallimento devastante”.
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