“Adesso è il mio turno. Mi chiamo Servelli Daniel, sono nato a Torino 35 anni fa e sono un libero cittadino”. Ha deciso di far sentire la propria voce pubblicamente Daniele Servelli. Lui è il dipendente Cidas che il vicesindaco Nicola Naomo Lodi voleva far allontanare dal luogo di lavoro.
La sua colpa, secondo il vice di Alan Fabbri, era stata quella di porre in essere per “lungo tempo” una “imperterrita” azione diffamatoria, come disse in consiglio comunale. In realtà si trattava di un’unica azione, o meglio, un unico commento postato su Facebook contro Naomo.
Nel maggio del 2020 Servelli aveva osato commentare un post della consigliera del gruppo misto Anna Ferraresi. “Il piccolo Naomo che porta pasticcini e fiori a Cona – aveva scritto -, fa foto con una cooperativa tanto odiata, spende 510mila euro tra mascherine e recinzioni… Finirà la giostra anche per lui…”. E, rispondendo a un altro commentatore: “Se ti può consolare, mi han invitato a fare la foto. Ho detto ‘con quell’idiota?’ No, no, no!”. Naomo lo querelò.
A causa delle pressioni del vicesindaco leghista Servelli ha ricevuto anche delle sanzioni disciplinari dal datore di lavoro.
“Da quando è uscita la notizia – riprende Servelli -, non ho mai scritto una riga, solo letto articoli, commenti. C’è chi esprimeva solidarietà e chi augurava il mio licenziamento («ben ti sta»). In silenzio ho sopportato fino ad arrivare ad oggi”.
E ora che il pm Alberto Savino ha chiuso le indagini sull’ipotesi di concussione, lui, la vittima, una cosa la vuole dire, “senza sbilanciarmi più di tanto”: “Quello è un ‘metodo’ sbagliato. Voglio ringraziare tutti quelli che mi son stati vicino, chi ha sostenuto la mia causa, Anna Ferraresi e l’ avvocato Fabio Anselmo. Ma soprattutto voglio ringraziare il mio avvocato Gaia Fabrizia Righi per la pazienza, la tenacia e tutto ciò che fa di lei un ottima guerriera”.
“W la democrazia – conclude -. W il diritto di critica. W la politica, quella seria. E grazie a tutti”.
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