Cronaca
8 Ottobre 2021
La procura modifica l'imputazione: in decine di casi usata anche la minaccia nei confronti dei lavoratori. Ausl e Cgil si costituiscono parte civile nel processo

Caporalato, si aggravano le accuse per le quattro coop agricole

di Daniele Oppo | 3 min

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Lavoratori non solo assunti in nero e sfruttati, ma anche costretti a lavorare prospettandone il licenziamento o la mancata corresponsione della paga, approfittando del loro stato di bisogno.

Si aggravano le accuse a carico dei rappresentanti delle quattro cooperative (due di Forlì-Cesena e due venete) indagate dal sostituto procuratore Andrea Maggioni per caporalato e tentata truffa aggravata ai danni dell’Ausl di Ferrara che nel 2017 aveva affidato i lavori di bonifica di uno stabilimento dell’Eurovo di Codigoro, colpito dall’aviaria.

Alla sbarra, davanti al gup Danilo Russo, accusati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, ci sono i legali rappresentanti della forlivense Cooperativa Agricola del Bidente (Elisabetta Zani, 51enne, presidente, il suo vice Gimmi Ravaglia, forlivese di 44 anni, e Ido Bezzi, 63 anni, dipendente della cooperativa) e poi Abderrahim El Absy della coop Work Alliance di Cesena, Ahmed El Alami della coop Agritalia di Verona e Lahcen Fanane della coop Veneto Service (di San Bonifacio, in provincia di Verona).

Secondo quanto ipotizzato dalla procura, avrebbero reclutato e poi utilizzato centinaia di operai in condizioni di sfruttamento – violando le norme in materia di retribuzioni, turni, riposo giornaliero e settimanale, igiene e sicurezza dei luoghi di lavoro – e, in decine di casi, anche utilizzando la minaccia come strumento di pressione.

Il sostituto procuratore Andrea Maggioni

Le ipotesi aggravate dalla minaccia sono state prospettate proprio nell’udienza di giovedì mattina, per questo le difese hanno tenuto dei termini a difesa per valutare la modifica delle imputazioni: il processo è stato aggiornato al 27 gennaio dell’anno prossimo.

Nessuna modifica, invece, agli altri capi d’accusa contestati.

Zani e Ravaglia (coop del Bidente) devono rispondere di aver subappaltato la bonifica di Eurovo alle coop Agritalia, Veneto Service e Work Alliance, senza alcuna autorizzazione da parte dell’Ausl (costituitasi parte civile tramite l’avvocato Sabrina Di Giampietro).

Entrambi, insieme a Abderrahim El Absy, Ahmed El Alami e Lahcen Fanane, devono rispondere anche di tentata truffa aggravata ai danni dell’Ausl di Ferrara, per aver tentato di indurre l’ente pubblico a pagare un preventivo di spesa gonfiato – quasi 2 milioni e 200mila euro – attestando di aver usato manodopera regolarmente assunta e retribuita e anche qualificata per il lavoro da svolgere.

Pagamento non avvenuto per l’intervento della Guardia di Finanza di Codigoro e degli ispettori dell’Inail che avevano notato anomalie nella contabilizzazione delle ore, allertando l’Ausl.

Oltre all’Ausl, anche la Cgil di Ferrara si è costituita parte civile (avvocato Andrea Ronchi del Foro di Bologna).

Gli imputati sono difesi dagli avvocati Nicola Mazzacuva, Mario Gabriele Di Giovanni, Roberto Bonardi e Christian Altieri.

Il filone ferrarese dell’indagine sul caporalato nacque da un grave fatto di cronaca: l’incidente stradale nel quale perse la vita Lahmar El Hassan, un cittadino marocchino di 62 anni, residente in provincia di Verona. Il furgone sul quale viaggiava con altri 11 cittadini stranieri, tutti residenti nel veronese, si ribaltò lungo l’autostrada A13 nella notte tra il 25 ed il 26 novembre 2017. Erano tutti lavoratori impiegati nell’emergenza aviaria avvenuta nello stabilimento Eurovo di Codigoro.

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