Attualità
26 Luglio 2021
Dal G8 alla pandemia, al Festival dei diritti si parla di diritto globale alla salute

Agnoletto: “Ieri si spiegavano i problemi di oggi”

di Redazione | 3 min

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“Un altro mondo è possibile”. Lo gridavano in tutte le lingue del mondo i manifestanti del G8 di Geova così come coloro che erano stati a Seattle, Porto Alegre o Napoli nei mesi e negli anni precedenti. “Oggi – dice Vittorio Agnoletto, medico e attivista, già portavoce del Genoa Social Forum – un altro mondo è necessario”. Lo dice durante un incontro dal titolo “Il diritto globale alla salute. Dalle istanze del movimento al G8 di Genova alla pandemia: un altro mondo è possibile?”, organizzato da Cgil Ferrara all’interno del Festival dei Diritti.

Festival giunto alla diciannovesima edizione, è promosso da Nexus Emilia Romagna, Arci Ferrara Aps, Cgil Ferrara, Associazione Cittadini del Mondo, Cooperativa Teatro Nucleo, Ibo Italia, Web Radio Giardino, Udi Ferrara. Propone, come ogni anno, iniziative rivolte alla promozione della cultura della pace e dei diritti umani, dell’educazione alla cittadinanza globale, dello sviluppo sostenibile e della giustizia sociale. Insieme a Vittorio Agnoletto (in collegamento) sul palco del Consorzio Factory Grisù ci sono Monica Calamai, direttrice generale dell’Ausl, e Cristiano Zagatti, segretario generale della Cgil di Ferrara, che modera l’incontro.

“A me sembra – dice Agnoletto – che sia drammaticamente attuale quello che noi allora sostenevamo. Non dicevamo delle cose campate per aria, teniamo conto che Genova non è stato qualcosa spuntato di colpo”. E Genova non è stato neanche qualcosa vincolabile al passato. All’assemblea di apertura prima delle manifestazioni, il 16 luglio del 2001, Walden Bello, ricorda Agnoletto, disse: “Se andrà avanti questo modello di sviluppo incentrato sullo sfruttamento di ogni centimetro quadrato del pianeta, si produrranno dei cambiamenti climatici che metteranno in discussione la permanenza delle persone in alcune regioni e produrranno processi migratori”. “Guardate – ammonisce Agnoletto – quello che oggi accade in Germania; ma anche la pandemia è frutto di questi modello di sviluppo”.

“Tutto questo discorso è facilmente assimilabile alla sanità”, spiega. Basta pensare a come il movimento di Seattle si batté, al fianco di Nelson Mandela, per permettere l’accesso ai farmaci contro l’Aids superando i brevetti. Oggi, secondo Agnoletto, ci si ritrova in una situazione simile, “com’è possibile – dice – che ancora l’altra sera l’UE con il Giappone siano stati difensori di Big Pharma sui brevetti dei vaccini”. “C’è la necessità – continua – di un’offensiva politica” perché per sconfiggere il virus “tutta l’umanità deve avere accesso alle cure”.

Monica Calamai riprende un suo cavallo di battaglia come la medicina di comunità. “Sicuramente la rete degli ospedali ha una sua importanza nel percorso di salute, ma non è da meno tutta la parte territoriale”. Da dirigente dell’Usl è meno politica di Agnoletto e cerca di spiegare, su input di Zagatti, il Pnrr nel suo punto sulla salute e la sanità (la missione 6). “Una grande possibilità economica” che, sottolinea, “si limita a quello: nel Pnrr non si parala di riforme ma di risorse”.

La stessa Calamai si sofferma anche sul costo e la disponibilità di vaccini ma anche delle cure.

“Deve essere sviluppata – dice – una medicina comunitaria e di territorio” ma serve anche “lo sviluppo di una medicina innovativa e personalizzata”. Nonostante ciò, si chiede la manager della sanità, “possono i governi continuare a pensare che il farmaco immesso costi così tanto e sia appannaggio di pochi? Questo assolutamente no ed è qui che dobbiamo agire, perché la ricerca ci ha portato a dei progressi straordinari”.

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