Osservando da decenni ormai il panorama italiano sulla musica colta e classica, non posso non notare il disinteresse che i responsabili della politica e dei teatri riservano a coltivare sia i talenti musicali nostrani, sia le composizioni degli Autori italiani non operistici che godevano di grande stima anche all’estero a inizio Novecento. Questo provincialismo gretto e suicida, dissipatore di talenti che per emergere debbono emigrare, è la nota dominante della sciatteria e ovvietà ripetitiva, ovviamente de die in diem sempre peggiore, con cui vengono montati i programmi musicali classici nello stivale, che pure brilla per la bellezza e numero dei suoi teatri.
Lettere al Direttore
Basterà un piccolo riferimento per capire. Proposi a un grande teatro del Nord Italia, il cui sovrintendente per di più si dice sia pratico di violino, se interessava programmare i 2 concerti per violino e orchestra di Alfredo d’Ambrosio (1871-1914) bellissimi e sconosciuti in Italia. Per inciso D’Ambrosio fu accolto nel Conservatorio di Parigi da Enescu e Fauré, come docente di violino, e il suo primo concerto fu battezzato a Berlino dalla presenza dell’Imperatore! Il gestore teatrale non mi rispose e dopo un mesetto scrissi ancora se aveva ricevuto la mia mail. Rispose allora :”Non le ho risposto perché la sua proposta è di nessun interesse” (sic!).
Come volete che i nostri teatri non siano luoghi di esibizione di nomi (direttori e solisti) solo o quasi stranieri, portati da ondate di sponsors e camarille e da una critica musicale ormai ai più bassi livelli della sua storia, ma in realtà di scarso interesse artistico e umano quasi tutti!
Comunque suggerisco agli spocchiosi e anche non coltivati nella materia gestori e responsabili dei teatri nostrani di avere almeno la classe e educazione di Mitterrand, che a una mia lettera di saluto, pur trovandosi malato terminale, mi rispose nel giro di una quindicina di giorni con un caldo apprezzamento. Si vede che con i mediocri non mi intendo.
Meglio così.
Gianluca La Villa
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