Eventi e cultura
1 Luglio 2021
Al teatro Comunale una serata dedicata all’artista con proiezione del film ‘Volevo Nascondermi’

Da ‘Toni al matt’ ad Antonio Ligabue il pittore

di Redazione | 4 min

Leggi anche

Maltempo, torna la pioggia. Allerta gialla per temporali

Dopo le giornate di sole e caldo, torna nuovamente la pioggia in provincia di Ferrara. La Protezione Civile dell'Emilia-Romagna ha infatti emanato un'allerta gialla per temporali valida dalla mezzanotte di domenica 4 a quella di lunedì 5 maggio per tutto il territorio ferrarese

di Lucia Bianchini

Da ‘Toni al matt’ ad Antonio Ligabue il pittore: è un ritratto a tutto tondo dell’artista quello che è stato tracciato durante l’incontro di martedì 29 giugno al teatro Comunale, che ha preceduto la proiezione del film ‘Volevo nascondermi’ di Giorgio Diritti, dedicato alla vita di Ligabue, protagonista della mostra di Palazzo dei Diamanti, prorogata al 18 luglio.

Sono intervenuti Marco Gulinelli, assessore alla Cultura del Comune di Ferrara, Vittorio Sgarbi, presidente della Fondazione Ferrara Arte, Moni Ovadia, direttore del Teatro Comunale di Ferrara, Marzio Dall’Acqua, curatore della mostra Antonio Ligabue. Una vita d’artista, Augusto Agosta Tota, presidente della Fondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma, Carlo Vulpio, giornalista e scrittore, autore del libro ‘Il genio infelice’.

Augusto Tota, come ha spiegato Vulpio, è ora l’unico testimone oculare della vita di Antonio Ligabue come pittore, dopo essere stato solo ‘Toni al matt’: “L’ho conosciuto nel 1951, durante o poco dopo l’alluvione, quando era sfollato a Guastalla – ha raccontato Tota – e mio papà gli diede un anfratto dove poteva dipingere. Ligabue non stimava l’uomo, era animalista puro”.

Arrivato in Italia nel 1919 dalla Svizzera, Ligabue iniziò a fare arte come scultore utilizzando la creta della riva del fiume Crostolo per creare le sue opere, e il suo talento fu scoperto dallo scultore Mazzacurati. Sono degli anni tra il 1929 e il 1930 le prime opere pittoriche.

“Non pensavamo di poterlo avvicinare, nessuno lo faceva – ha proseguito Tota – ma mi prese in simpatia e mi permetteva di guardarlo dipingere. Avevo tredici anni e mi dava del voi. Poi mi chiese di vendere i suoi quadri ai miei parenti e mi faceva tenere la metà del ricavato, e dopo i miei familiari arrivarono altre persone”.

Il momento che fece conoscere Ligabue al grande pubblico fu in occasione del suo terzo ricovero in manicomio, dopo aver rotto una bottiglia in testa a un soldato tedesco non soddisfatto di un ritratto. I soldati tedeschi che lo volevano fucilare furono convinti del fatto che fosse matto e per questo fu internato e lì dipingeva. I primi a vedere le sue opere furono gli infermieri e i medici, poi i quadri uscirono dal manicomio e raggiunsero un pubblico borghese e la stampa: Romolo Valli, all’epoca giornalista de ‘L’Unità’ scrisse di Ligabue e comprò i suoi quadri.

Come ha spiegato Vulpio la vita dell’artista è stata una disperazione continua: “Si potrebbe fare del dolorismo facile, non c’è però nessuno spettacolo del dolore nella sua vita, perché reagiva, Ligabue diceva le parolacce e dipingeva. Ligabue è stato forte, per poi arrivare alla fine della sua vita stroncato da una emiparesi destra, proprio la mano con cui dipingeva. Cosa poteva vivere di più, in una vita piena di tragedie? Il successo dopo la mostra alla Barcaccia di Roma del 1961 lo porta a guadagnare e a comprare 11 moto Guzzi tutte uguali e ad avere qualche cappotto di cachemire e un cappello Borsalino”.

Luogo comune che Vulpio ritrova nella vita di Ligabue è quello del ‘folle-artista’: “Ligabue non era matto – ha spiegato il giornalista – era epilettico, termine il cui significato letterale è essere posseduti da un male sconosciuto. La comunità però lo trattava da matto, fu internato tre volte al manicomio di Reggio Emilia, la legge Giolitti del 1904 definiva i matti come persone da detenere, non da curare, Basaglia era ancora molto lontano. In quegli anni si iniziò poi a sperimentare l’elettroshock, prima su cani e porci, letteralmente visto che le prime sperimentazioni si fecero su cani e maiali, poi sulle persone, e Ligabue fu uno dei primi a testarlo”.

Aspetto importante e unico dell’opera di Ligabue che Tota e Dall’Acqua hanno sottolineato sono gli autoritratti, più di 120: “Questi ritratti non nascono da lui, ma dalla richiesta dell’incisore Luigi Bartolini, quando Ligabue era in manicomio per il secondo ricovero – ha spiegato Dall’Acqua -. Bartolini chiese al direttore di far fare a Ligabue un autoritratto, e Ligabue ne fece due, ma Bartolini li ebbe molto tempo dopo la dimissione dell’artista dalla struttura, perché aveva usato talmente tanto colore ad olio che questo non si asciugava, e solo dopo il 1948, uscito dal manicomio inizierà la serie di autoritratti, che diventano un diario personale delle sue emozioni”.

Si definisce molto soddisfatto della serata organizzata Vittorio Sgarbi: “Volevo il contrasto tra il selvaggio di Ligabue e questo solenne teatro, mi piace l’idea di portare nel potere chi ne sta fuori – ha spiegato Sgarbi -. La gente vuole vedere Ligabue perché lo capisce, non ha bisogno che io lo spieghi, è una pittura che non ha bisogno dei critici, per noi è un fenomeno, per il pubblico è un artista. Ligabue piace proprio ai non addetti ai lavori, ai bambini, non ai critici”.

Grande il potere che Moni Ovadia dà all’arte: “La pandemia appena passata, oltre ai danni diretti, ha causato nelle persone una depressione, per questo si fa fatica a ripartire, ma la cultura e l’arte hanno il compito di riportarci alla vita. Un aneddoto dice che Confucio quando andava al mercato insieme al cibo comprava un grande mazzo di fiori, e quando un suo allievo gli chiese il perché, rispose che il riso gli serviva per vivere, i fiori a capire perché viveva”.

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com