
Nella foto da sininistra: Gulinelli, Sgarbi, Ovadia, Urban
di Lucia Bianchini
Si riaccende la polemica intorno ai taccuini di Giuseppe Ghedini in occasione della conferenza in cui l’opera recentemente acquistata dalla fondazione Cavallini-Sgarbi è stata presentata, a cui sono intervenuti l’assessore alla cultura Marco Gulinelli e Vittorio Sgarbi (presenti il direttore del Teatro Comunale Moni Ovadia e Davide Urban, del cda di Ferrara Arte), che hanno annunciato di volerla mettere a disposizione per l’esposizione al Nuovo Museo di Palazzo Schifanoia.
“Mi vedo in dovere di precisare alcuni punti vaghi sulla vicenda dell’album di disegni di Ghedini – ha esordito Gulinelli – Nel momento in cui come amministratore mi sono trovato in questa favorevole ma imbarazzante situazione, davanti al fatto conclamato che c’è una disposizione testamentaria che attribuisce l’opera alla biblioteca Ariostea, ma è stata sottratta ad essa in un periodo non precisato, mi sono chiesto perché già allora non ci si sia chiesti perché i disegni siano spariti. Ringrazio le associazioni per questa segnalazione, il taccuino era ben pubblicizzato sulla pagina web dell’antiquario, ma un amministratore non può mettersi a trattare con un interlocutore privato”.
L’opera in questione è la raccolta di disegni di Giuseppe Ghedini, artista nato a Ficarolo nel 1707 che a Ferrara fece ritratti a Baruffaldi, Alfonso Varano, lavorò alla basilica di Santa Maria in Vado e a Palazzo Paradiso. Nel 1738 a Venezia Pitteri pubblicò il poema eroicomico ‘Il Ricciardetto’ di Nicolò Forteguerri con i disegni di Giuseppe Ghedini, che furono trasferiti su lastra dall’incisore Zucchi e restituiti all’autore, che nel 1784 dispose che alla sua morte (avvenuta nel 1791) fossero lasciati alla biblioteca dell’Università, attuale Ariostea. Tale album scomparve poi dalla biblioteca Ariostea in un’epoca imprecisata, riapparendo nel 1970 in una pubblicazione di Eugenio Riccomini che la attribuiva ad una collezione privata ferrarese.
“Sgarbi conosce tutti gli antiquari e ha pensato di condurre un’azione di generosità verso la città. Ho avuto una feroce offensiva polemica a mezzo stampa, a cui ho risposto con rammarico perché va ben oltre la critica politica, in realtà abbiamo agito nell’interesse della comunità, e i disegni saranno messi in mostra a Palazzo Schifanoia e resi fruibili a tutti”, ha proseguito Gulinelli.
Vittorio Sgarbi parla poi ironicamente di “un conflitto di interessi su cui ho basato la mia intera vita”, spiegando che l’acquisto dell’opera di Ghedini non era nei suoi progetti: “Non ho mai pensato prima di comprare un Ghedini, è inoltre sospesa la mia richiesta che dopo la mia morte ciò che io ho raccolto o stia nella casa dei miei genitori come fondazione aperta, oppure, in rapporto con le istituzioni, in Castello. Il mio motto è ‘Non nobis domine’, nulla di tutto ciò che io ho comprato è mio, l’ho intercettato ed è quella la mia gloria, ma voglio che le opere siano visibili a tutti. Il conflitto esiste finché sono vivo e voglio che le opere stiano dove qualcuno le veda”.
In merito alla vicenda dei taccuini sottolinea che: “Cavallini-Sgarbi è una delle collezioni più importanti a Ferrara al momento. Le associazioni vanno da Gulinelli perché non hanno i soldi, e lui mi segnala il problema. Contemporaneamente contattano la Fondazione Pianori e altre, ma l’inerzia delle associazioni è stata tale che la faccenda è andata avanti, quindi ho riunito il comitato di fondazione Sgarbi, formato da un numero di membri dispari inferiore al tre, quindi solamente io, e ho deciso di acquistare il taccuino, ma ‘non nobis domine’, i taccuini sono piccoli e adatti al furto, non vedo l’ora di spossessarmene. In compenso il capitolo è chiuso: quello che il Comune non poteva comprare e per cui aspettiamo risposte da Pianori è stato comprato, ed è a disposizione del Comune, che la fondazione Cavallini-Sgarbi vi piaccia o no. Ho speso 18 mila euro, mi chiedo come le associazioni non siano riuscite ad averli, così come la fondazione Pianori, e ringrazio la polemica che è nata, se no non lo avrei acquistato”.
All’affermazione di Sgarbi che la biblioteca Ariostea non sarebbe una collocazione adeguata, perché il taccuino starebbe in un deposito dove non sarebbe visibile, ha ribattuto una rappresentante delle associazioni, che ha spiegato invece che le teche e la possibilità di esporre in biblioteca ci sarebbe. “Lo scambio epistolare avuto con l’assessore Gulinelli e con il sindaco Fabbri è stato di un accordo, che abbiamo preso insieme, e che voleva essere una restituzione di un bene che è stato donato e appartiene all’amministrazione pubblica, abbiamo i documenti di donazione. Ci siamo dichiarati disponibili a contribuire all’acquisto, poi abbiamo atteso che l’assessore Gulinelli scrivesse a Cortona, e alle mie plurime richieste su come stesse procedendo la trattativa mi è stato risposto che l’amministrazione aveva fatto un’altra scelta. Sgarbi ha dichiarato che l’opera sarà mostrata ma non donata, in biblioteca abbiamo bacheche bellissime che possono essere utilizzate e ci sono funzionari che acquistano sul mercato antiquario, è già stato fatto in precedenza. Non abbiamo quindi ottenuto ciò che avevamo richiesto, cioè la restituzione del bene alla proprietà pubblica”.
I toni si sono quindi scaldati e un adirato Sgarbi ha minacciato di portare l’opera a Ficarolo, paese natale dell’artista. Ma ha anche precisato che in biblioteca Ariostea “un bene finalmente posseduto sarebbe stato visibile solo su prenotazione. Le biblioteche non sono luoghi espositivi. La mia idea è che l’opera sia collocata a Schifanoia, con una particolare tecnologia che consente di vederne tutte le pagine, sfogliandole elettronicamente”.
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