Terre del Reno
27 Maggio 2021
Un caso di studio a Ferrara. A dieci anni dal colpo il nuovo sistema centralizzato diede un nome e un cognome ad alcuni reperti biologici e quella prova è servita per arrivare a condannarlo a 5 anni di reclusione

Rapinò la gioielleria, la Banca dati del Dna decisiva anche per la condanna

di Daniele Oppo | 2 min

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Utilizzabile e utilizzata. È una delle prime volte, se non proprio la prima, che la Banca dati del Dna entra in funzione in Italia e fornisce un riscontro processualmente decisivo al punto de portare prima all’identificazione di uno degli autori di una rapina compiuta quasi tredici anni fa e poi alla sua condanna.

Il tribunale di Ferrara ha condannato Tomorr Ymeri,  37 anni, di nazionalità albanese, per la rapina compita nel novembre 2008 che fruttò a lui a ai suoi complici – rimasti ignoti – un bottino di 100mila euro ai danni di una gioielleria di Mirabello.

L’uomo venne identificato nel 2019 quando, con l’entrata in funzione della Banca dati, i materiali genetici ricondotti a un singolo soggetto e raccolti al tempo dal Ris di Parma sia a Mirabello che a Bologna – teatro di un’altra rapina – vennero incrociati con un tampone prelevato a Ymeri nel carcere di Bologna. Il sistema diede una corrispondenza e avvisò gli inquirenti ferraresi.

L’incertezza sulla bontà dei riscontri biologici è stata sciolta dal colonnello Marco Pizzamaglio del Ris, incaricato di eseguire una perizia sui risultati della Banca dati, ritenuti validi in base alla documentazione fornita.

Il pm Andrea Maggioni – che vista l’importanza del procedimento anche come caso di studio ha chiesto la registrazione della requisitoria – ha chiesto per l’imputato la condanna a 6 anni di reclusione.

Il suo difensore, l’avvocato Roberto D’Errico del Foro di Bologna, aveva invece chiesto l’assoluzione e che la prova – ovvero la risultanza della banca dati – venisse dichiarata inutilizzabile perché la raccolta del tampone effettuata al tempo dalla Polizia penitenziaria non rispettava lo standard previsto dalla normativa della stessa Banca dati. Contestata anche la posizione del perito, considerato non terzo visto che il Ris di Parma è stato uno dei soggetti entrati in campo nel corso delle indagini. Obiezioni che, in tutta evidenza, non hanno convinto i giudici: il responso della Banca dati è da considerarsi pienamente valido.

Il collegio presieduto dalla giudice Sandra Lepore, dopo circa mezz’ora di camera di consiglio, ha condannato Ymeri a 5 anni di reclusione e 2mila euro di multa (oltre ad alcune pene accessorie).

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