Forse si sarebbero comunque contagiati e l’ineliminabile legionella li avrebbe portati via lo stesso. Non c’è dunque responsabilità penale. Rimane però un giudizio negativo sulla condotta di chi avrebbe dovuto garantire la loro sicurezza,
“Inadeguato”, “insoddisfacente” sono gli aggettivi che più balzano all’occhio tra quelli usati dal pm Ciro Alberto Savino per descrivere l’attività di prevenzione della proliferazione della legionella all’ospedale di Cona nella sua richiesta di archiviazione per il procedimento sulle morti di Lina Fogli, Pericle Breviglieri e Giuliano Catozzi, avvenute tra 2015 e 2016. Indagati per omicidio colposo plurimo erano gli allora dg Tiziano Carradori, direttore sanitario Eugenio Di Ruscio, direttore medico di presidio Ermes Carlini e responsabile medico di Igiene ospedaliera Paola Antonioli.
Richiesta di archiviazione accolta anche dal gip e che mette la parola fine ad anni d’indagini faticose, sia per le parti coinvolte che per la procura, che hanno richiesto tre consulenze da altrettanti esperti da parte del pubblico ministero, spesso bloccato anche dalla difficoltà di ottenere la documentazione richiesta all’ospedale.
Nel caso di Catozzi, deceduto l’8 agosto del 2015, la procura ritiene di non aver raggiunto la prova del suo contagio in ospedale per via del ceppo riscontrato nell’esame autoptico, presente anche nella sua abitazione privata, diverso da quello dominante a Cona.
Negli altri casi, invece, è data per assodata l’infezione ospedaliera e la conseguente morte per legionella. Un nesso però non sufficiente per arrivare a una responsabilità penale.
Quel che emerge, infatti, è un giudizio netto di disapprovazione degli interventi da parte della specifica catena di comando e controllo del batterio all’ospedale di Cona, giudicati assolutamente non idonei ad abbassare il rischio di proliferazione e contagio, perché non rispondenti alle linee guida regionali e nazionali, nonostante la predisposizione di un piano ad hoc. Ma i diversi consulenti hanno anche appurato che, anche con una gestione ottimale, è impossibile, dal punto di vista scientifico, escludere che la signora Fogli (deceduta a marzo 2016) e il signor Breviglieri (morto il 3 marzo 2016) non si sarebbero contagiati.
Questo perché la legionella è praticamente impossibile da abbattere del tutto, non esiste nei suoi confronti il rischio zero e tutte le linee guida sono pensate per limitarlo, non per eliminarlo. Neppure le tecniche più moderne, ha spiegato uno dei consulenti interpellati dalla procura, ci riescono. E dunque, nonostante le carenze e le pesanti lacune riscontrate nella prevenzione, è impossibile dire che sicuramente o comunque con un buon grado di probabilità, né Fogli né Breviglieri si sarebbero contagiati in modo fatale.
“Siamo evidentemente molto soddisfatti per l’esito processuale ottenuto – commenta l’avvocato Marco Linguerri che assiste l’azienda ospedaliero-universitaria di Ferrara – ma, al contempo, ritengo importante sottolineare che l’Azienda Ospedaliera proseguirà strenuamente ad impiegare tutte le energie e le risorse di cui dispone al fine di contrastare e prevenire la diffusione del batterio della Legionella”.
Collegato a questo procedimento ce n’era un altro per diffamazione ai danni di Carradori e che vedeva indagati alcuni parenti delle vittime, ma anche la conduttrice Eleonora Daniele e il giornalista Francesco Emilio Borrelli per servizi e dichiarazioni televisive proprio su quei decessi e sull’indagine in corso. Anche in questo caso c’è stata una richiesta di archiviazione presentata dal pm e accolta dal giudice.
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