Cronaca
7 Maggio 2021
L'avvocata Micai: “Lui è incapace di intendere e volere e manca la prova scientifica della sua presenza nella casa”. Annunciato l'appello anche per la condanna di ‘mamma Rosy’

Omicidio Tartari, la difesa di Ruszo intenzionata a chiedere la revisione del processo

di Daniele Oppo | 2 min

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Patrik Ruszo

Si aggiungerà forse un nuovo capitolo alla triste ‘saga’ del brutale omicidio di Pier Luigi Tartari, il pensionato di Aguscello ucciso durante una rapina in casa nel settembre del 2015.

Per quel delitto sono stati condannati definitivamente a 30 anni (in abbreviato) il capobanda Ivan Pajdek  e all’ergastolo Constantin Fiti (morto suicida nel carcere della Dozza) e Patrik Ruszo, che una volta catturato portò gli inquirenti nel casolare in cui giaceva il corpo martoriato di Tartari.

Proprio la difesa di quest’ultimo è intenzionata a chiedere la revisione del processo e della condanna, portando tra le ‘nuove’ prove anche la sentenza con la quale Norbert Feher, alias Igor il russo, è stato condannato all’ergastolo rivedibile in Spagna.

“Secondo una consulenza psichiatrica  già depositata, ma non considerata, per il processo davanti alla Cassazione per le rapine (quelle compiute nel 2015 dalla banda Pajdek, ndr) – dice l’avvocata Patrizia Micai -, Ruszo è incapace d’intendere e di volere. E poi manca la prova scientifica della sua presenza in casa Tartari. Si deve capire chi c’era veramente in casa – prosegue Micai -, cosa e come è accaduto”.

Il riferimento è al fatto che Ruszo sostenne che alla rapina e all’omicidio partecipò anche Feher, circostanza smentita però da Pajdek e sulla quale gli inquirenti non hanno mai trovato alcun riscontro.

“Questo è un procedimento che va revisionato, rivisto e riqualificato. È difficilissimo ma ci proveremo”, conclude l’avvocata Micai che annuncia anche l’appello avverso la sentenza di condanna per falsa testimonianza a carico della mamma di Ruszo, Ruzena Sivakova.

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