Cronaca
9 Febbraio 2021
Arrivano 4 anni e 4 mesi di reclusione in abbreviato per Ruzena Sivakova, madre di Patrik Ruszo, uno dei killer di Pier Luigi Tartari

Falsa testimonianza e ricettazione: condannata “mamma Rosy”

di Daniele Oppo | 2 min

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Processo stadio. La Procura impugna la sentenza

La Procura di Ferrara ha impugnato la sentenza con cui il tribunale di Ferrara - in primo grado - aveva assolto i cinque imputati finiti a processo per le presunte difformità strutturali riscontrate durante il cantiere per l'ampliamento fino a 16mila posti dello stadio Paolo Mazza, avviato a seguito della permanenza in Serie A della Spal nel campionato 2018-2019.

Il pm Ciro Alberto Savino aveva chiesto in tutto 5 anni di reclusione (già ridotti per la scelta del rito abbreviato), il gup Vartan Giacomelli ne ha stabiliti 4 anni e 4 mesi per ‘mamma Rosy’, Ruzena Sivakova , mamma di uno degli assassini di Pier Luigi Tartari, accusata di falsa testimonianza nel relativo processo e di ricettazione.

Durante il processo Tartari, Sivakova (difesa dall’avvocato Patrizia Micai) – che lavorava come badante in una casa vicina a quella del pensionato di Aguscello – aveva dichiarato il falso testimoniando sulla rapina, affermando di non aver visto nulla, e che non sapeva del coinvolgimento del figlio in essa. In udienza aveva detto “non sentito nulla, nulla di nulla”, affermando che la siepe divisoria tra le case le avesse impedito la vista.

Affermazioni ritenute non veritiere e in contraddizione con quanto da lei stessa raccontato a un’altra testimone, alla quale disse di aver sentito il povero Tartari urlare “lasciatemi in pace, cosa volete da me?”, e al suo compagno, a cui raccontò di aver sentito il pensionato gridare “non ho niente” dall’interno dell’abitazione. A Ivan Pajdek – che affermò di essere stato perfino visto da ‘mamma Rosy’ mentre andava e veniva da casa Tartari – chiese conto sia dell’esisto della rapina sia del perché aveva sentito tutto quel trambusto.

La ricettazione è invece relativa a un televisore trovato nella sua disponibilità e che era stato rubato dalla banda Pajdek in una casa di cura privata pochi giorni prima dell’omicidio.

Con lei avrebbe dovuto essere processata anche ‘zia Agata’, ovvero la cugina Agata Farkasova, ma è irreperibile e la sua posizione è stata stralciata.

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