Politica
4 Maggio 2021
L’ex Comando della GdF era vincolato. Il Comune è corso ai ripari sospendendo le ruspe e poi nuovo via libera

Sparisce edificio nel cuore della città. Demolito “in modo abusivo”

di Redazione | 4 min

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Non era certo Palazzo dei Diamanti o un altro monumento simbolo della città. Ma l’edificio al civico 65 di Viale Cavour, che per anni ha ospitato il comando della Guardia di Finanza di Ferrara, aveva comunque una sua dignità urbanistica.

Tanto da essere classificato dal Piano Strutturale Comunale come “edificio di interesse storico architettonico” e dal vigente Regolamento Urbanistico Edilizio come appartenente alla classe 3 “edifici e manufatti storici significativi per tipologia, struttura e morfologia”. In parole povere è, era ormai, vincolato ad interventi di restauro e risanamento conservativo.

Il passato è d’obbligo perché dell’ex Comando della Finanza resta solo qualche ciottolo. Il Comune di Ferrara ha fatto procedere la ditta Corazza Building & Service srl alla demolizione.

Le ruspe sono entrate nel cantiere a marzo. Ma il 25 dello stesso mese arriva una segnalazione dal Reparto di Polizia ambientale edilizia dopo un sopralluogo di verifica dell’intervento di demolizione. Qualcosa non va evidentemente, se viene emessa subito una ordinanza di sospensione dei lavori: l’intervento risultava in contrasto con la normativa tecnica vigente, non essendosi ancora conclusa la procedura di valutazione della proposta di progetto.

Pochi giorni prima Roberta Fusari, di professione architetto e caso vuole anche consigliera comunale di opposizione per Azione civica, deposita una interpellanza che probabilmente smuove qualcosa. Com’è possibile che sia stata autorizzata la demolizione di un edificio tutelato? si chiede l’ex assessora.

Dall’altra parte, in Comune, si corre ai ripari e il 26 e 31 marzo viene convocata la Conferenza dei servizi che dà l’ok: “la relazione tecnica evidenzia carenze in diversi elementi strutturali”; di qui “l’opportunità di procedere con la demolizione della porzione di fabbricato consentita”. In sintesi: potete continuare a demolire, ma solo una parte.

Nel frattempo avviene un’altra stranezza: “il 29 marzo il quotidiano online del Comune CronacaComune – fa notare Fusari – pubblica un articolo elogiando l’intervento e riportando un’immagine del progetto palesemente difforme dalle prescrizioni del piano urbanistico vigente in quanto diversa per sagoma e prospetti dall’edificio originario”.

Passa qualche giorno e l’8 aprile viene sottoscritto dall’amministrazione Fabbri un accordo con la proprietà e viene revocata l’ordinanza di sospensione lavori. Il 14 aprile la demolizione (totale) è conclusa.

Ciliegina sulla torta, a lavori finiti arriva la risposta del Comune all’interrogazione di Fusari presentata il mese precedente.

Ora però, forte di un accesso agli atti, la consigliera si sente legittimata a dire che “quella demolizione è stata abusiva, perché non si poteva intervenire in maniera tanto drastica su un edificio tutelato del centro storico. Lo si poteva solo restaurare. E comunque il progetto andava approvato prima dell’intervento”. Per farlo “lo hanno declassificato, ma il piano strutturale dice che non puoi declassificarlo”.

E allora, codici e codicilli alla mano, la consigliera ricorda che “l’art. 109 del Rue prevede la procedura con conferenza di servizi per ammettere, in determinati casi, “modalità d’intervento diverse, ferme restando le prescrizioni di cui all’art. 25.2 delle norme tecniche di attuazione del Piano strutturale comunale vigente” (per chi non avesse tempo di scartabellare il Psc, l’articolo 25.2 disciplina gli “Edifici, insediamenti e infrastrutture di interesse storico”).

“Se così non fosse – continua Fusari -, gli uffici comunali avrebbero una discrezionalità talmente ampia da poter modificare ogni decisione di tutela assunta dal Consiglio Comunale in totale assenza di contraddittorio e di trasparenza degli atti, facendo temere la perdita di gran parte degli edifici storici che costituiscono l’identità di questo territorio riconosciuto Patrimonio dell’Umanità”.

Tra l’altro, la legge regionale 23 del 2004 prevede, “a seguito dell’accertamento dell’esecuzione di opere abusive su un immobile vincolato dal piano urbanistico vigente – spiega Fusari in veste di architetto e urbanista -, dopo la sospensione dei lavori venga ordinata la restituzione in pristino e irrogata una sanzione pecuniaria”.

Il progetto di edilizia privata pubblicizzato dal Comune

A questo punto l’esponente di Azione civica chiede a sindaco e assessore competente “come sia stata possibile la revoca dell’ordinanza di sospensione dei lavori e la conseguente autorizzazione della demolizione integrale di un edificio tutelato dal piano urbanistico vigente”. Di passaggio chiede anche “se ritengono opportuna la pubblicazione su CronacaComune di un articolo che elogiava un intervento edilizio privato interessato da una ordinanza di sospensione per opere abusive”.

A sindaco e assessore Fusari consiglia di “agire in autotutela con l’annullamento della determinazione assunta dalla conferenza dei servizi, della revoca dell’ordinanza di sospensione, dell’accordo sottoscritto e dei titoli edilizi” e, in ultimo, chiede “se e quali sanzioni siano state irrogate ai responsabili della demolizione abusiva”.

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