Eventi e cultura
15 Aprile 2021
Presentato sulla pagina Facebook di Libraccio Ferrara il primo romanzo di Sabina Guzzanti: “2119. La disfatta dei sapiens”

Il futuro distopico di Sabina Guzzanti: “Pandemia gestita attraverso la propaganda”

di Redazione | 3 min

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Temi non da poco per il primo romanzo di Sabina Guzzanti, “2119. La disfatta dei sapiens”, presentato dall’autrice mercoledì pomeriggio sulla pagina facebook di Libraccio Ferrara insieme alla giornalista ferrarese Camilla Ghedini. Anche se, a dire la verità, temi non del tutto nuovi per l’attrice, regista e sceneggiatrice italiana, che già aveva cominciato a giocare con il cortocircuito presente-futuro e ritorno nel suo “Come ne venimmo fuori”, per la regia di Giorgio Gallione, che ha fatto tappa anche a Ferrara nel 2016. Se in quel monologo lo sguardo era retrospettivo, da un non meglio precisato futuro di fratellanza e prosperità, in questo suo nuovo lavoro la prospettiva si capovolge e si viene catapultati in un ipotetico futuro “da incubo”, ammette Guzzanti durante la presentazione online, a cent’anni dal nostro presente. Tratto comune è la cifra satirica: quell’aria di voler intrattenere con un racconto distopico sul mondo che potremmo trovarci a vivere nel 2119 e invece dice molte cose sul presente, delle quali “standoci dentro, ti accorgi di meno”. Ecco perché forse non è poi così strano che nel libro, ideato e iniziato prima della pandemia, si ritrovino tanti elementi che poi si sono avverati durante la crisi del Covid-19.

Le connessioni con il presente, spiega l’autrice, sono innumerevoli: “Il riscaldamento climatico e le catastrofi ambientali già ci sono, una tecnologia che si evolve in base a logiche di profitto e non in base alle esigenze della collettività, diseguaglianze politiche”. “Ho semplicemente preso la realtà come è oggi e l’ho portata alle estreme conseguenze, supponendo che nessuno faccia niente, come immagino che accadrà”, ha concluso Sabina Guzzanti.

L’attrice e autrice è insomma abbastanza pessimista sul tempo che stiamo vivendo, sulla società nel suo complesso e su dove stiamo andando. “I social sono fatti apposta per modificare il comportamento delle persone in peggio” perché “ci si guadagna di più così”, proprio come spiega “The social dilemma”. “Ora, in una democrazia, la politica e l’opinione pubblica possono esimersi dal domandarsi se qualsiasi tipo di guadagno è lecito? Si può guadagnare rendendo le persone più infelici, più insicure, più arrabbiate, più frustrate?” Per non parlare di tutte le problematiche legate all’uso dei dati, appena scalfite con lo scandalo Cambridge Analytica. Tanto che, rispondendo alla domanda dal pubblico virtuale se a lungo termine saremo così manipolati da non riuscire più a scegliere in autonomia, Guzzanti risponde che “sta già accadendo”.

Guzzanti però critica anche i media più ‘tradizionali’, come la tv, e prende come esempio proprio la pandemia, gestita a suo parere attraverso “la propaganda”. Tutto questo serve a spostare l’attenzione da temi centrali: “Ci sono questioni fondamentali, importanti di cui non ci occupiamo mai, viviamo come se non dovessero arrivare mai” perché “non si vuol far vedere il nesso con la nostra vita reale” e a tanti di noi piace crederlo, sembra sottintendere Guzzanti. La pandemia sta lì a dimostrarlo: “Spero che ci faccia smuovere, non ci credo molto, ma se succede ne sarò felice”, afferma l’attrice.

Un romanzo distopico che però “si trasforma progressivamente in utopico” con la prospettiva della costruzione di “un mondo migliore”. Un cambiamento che passa anche per una redazione, quella di “Holly”, e per una redattrice, Tess, che cura la rubrica più seguita del giornale, che porta al sito moltissimi clic: quella sui gattini. Sarebbe stato interessante sapere se dietro al personaggio di Tess ci sia una prospettiva più autobiografica o più femminista, ai lettori del romanzo scoprirlo.

Quello che è certo è che per Sabina Guzzanti, se vogliamo evitare di finire nel ‘suo’ 2119, il cambiamento deve passare per la “consapevolezza di essere strumentalizzati” e da “una nuova percezione dell’identità, non più incentrata su noi stessi, ma centrata sulla relazione con gli altri e con l’altro”.

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