Politica
1 Aprile 2021
L'avvocata Righi smentisce Lodi: “Nessuna diffamazione commessa sul luogo di lavoro”

Nel caso Naomo-coop a esser lasciato solo è il dipendente

di Redazione | 3 min

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L’avvocata Gaia Fabrizia Righi

“Duole constatare che nell’inquietante vicenda della mail istituzionale del vicesindaco di Ferrara al presidente della cooperativa Cidas, e nell’aspro dibattito politico che inevitabilmente ne è seguito, ad essere lasciato solo – prima di tutto dalla stampa – è stato il mio assistito”. A riflettere su chi è stato lasciato ai margini nell’ultima polemica che ha investito la giunta leghista di Ferrara è l’avvocato del dipendente querelato dal vicesindaco Nicola ‘Naomo’ Lodi.

L’avvocata Gaia Fabrizia Righi assiste il socio lavoratore Cidas e fa presente che le sue “sorti di cittadino e lavoratore, trovatosi -suo malgrado- coinvolto in un gioco più grande di lui, paiono non interessare a nessuno”.

Proprio per questo il legale si sente in dovere di smentire alcune affermazioni fatte da Naomo che non corrisponderebbero a verità: “contrariamente a quanto riportato dal sig. Nicola Lodi nella mail di cui egli ha dato lettura in Consiglio Comunale, il mio assistito non ha posto in essere per “lungo tempo” alcuna “imperterrita” azione diffamatoria, risultando indagato in relazione ad un solo commento postato su Facebook”.

Contrariamente a quanto si legge sui social – prosegue la penalista -, il mio assistito non ha commesso alcuna diffamazione sul luogo di lavoro, né lo ha fatto indossando la divisa della cooperativa, posto che non è indagato ad alcun titolo per tale episodio. Il mio assistito, infine, non ha mai parlato a nome della cooperativa per cui presta attività lavorativa, né ha mai associato in alcun modo la sua persona o il suo profilo social alla cooperativa in questione, esternando le proprie critiche sempre ed esclusivamente a titolo personale”.

Dalla lettera dell’avvocata si evince che un prezzo il dipendente l’ha già pagato: “un prezzo già troppo alto, subendo conseguenze disciplinari nell’ambito del suo rapporto di lavoro – fortunatamente modeste -, e ciò in relazione a quella che era, è e sarà sino all’esito del procedimento penale, una mera ipotesi di reato, dalla quale si difenderà e nei confronti della quale oggi è sereno, riponendo la massima fiducia nella magistratura”.

Ipotesi di reato che, “è bene ribadirlo, lo vede coinvolto come semplice cittadino, nei confronti di un amministratore pubblico, in una vicenda che di politico non ha nulla, se non l’ambito delle sue critiche, che riteniamo siano state legittimamente espresse, ma che della politica ha, purtroppo, i risvolti, primo tra tutti quel tritacarne mediatico a cui essa ci ha tristemente abituato”.

Tritacarne in cui “mai deve essere posta in discussione (e ove succedesse, non esiteremo a porre in essere le opportune iniziative giudiziarie) la sua dignità di uomo, e di lavoratore, duramente colpito e provato da una vicenda che ha assunto i contorni di un dramma in cui è contemporaneamente indagato, osservatore senza voce e vittima”.

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